Dalla Hepburn fino a Moretti: il mito corre sul grande schermo

"Vacanze Romane", "La Dolce Vita", "Poveri ma belli". La fama dello scooter italiano nata anche grazie al cinema

Dalla Hepburn fino a Moretti: il mito corre sul grande schermo

«Quell'Oscar vinto nel 1953 dalla Hepburn per Vacanze Romane sarebbe dovuto andare alla Vespa perché mentre Gregory Peck corteggiava la Hepburn, il mondo intero si innamorò dell'altra lei». A scriverlo è stato «Forbes», per raccontare come, quel film rappresentò, per tanti motivi, una pietra miliare nella storia della settima arte, con l'affermazione, sul grande schermo, della Vespa. Perché accanto a divi e dive, le linee morbide dello scooter 125 per eccellenza raccontarono, meglio di tante sceneggiature, gli anni della rinascita dopo il conflitto bellico e la ritrovata voglia di spensieratezza di un popolo; successivamente, invece, si fecero portavoce di quelli della Dolce Vita e non solo. Come ha spiegato Dino Risi: «Non si poteva non darle spazio in quegli anni.

Dopo la guerra si andava a piedi; la Vespa è stata il primo mezzo di locomozione delle masse, costava poco e quindi era molto diffusa. Quando è uscita l'automobile ha avuto un ruolo nei film, così è stato per l'aereo e così sarà per ogni mezzo di comunicazione che sarà inventato in futuro». L'immagine di un'Italia povera che provava a risollevarsi. Non a caso, le pellicole, cosiddette popolari, non potevano prescindere dalla Vespa. Vi ricordate, ad esempio, due capolavori della commedia all'italiana come Poveri, ma belli (1956) e Belle, ma povere (1957) che mostrarono la gioventù degli anni Cinquanta, fatta di feste in spiaggia, tiriamo a campare e prime Vespe? Qualcuno ricorderà, nel 1950, quel Domenica d'agosto, firmato da Luciano Emmer che, in qualche modo, rappresentò il passaggio tra il neorealismo cupo e drammatico alla commedia più leggera, ma non mena incisiva nel raccontare vizi e virtù italiche. Ebbene, accanto a Franco Interlenghi che portava sulla canna della bici, da e verso Ostia, il fratellino, sfrecciavano, sulla Cristoforo Colombo, in quella domenica 7 agosto, mezzi di ogni tipo, tra i quali fecero la loro apparizione, per la prima volta sul grande schermo, le Vespe, con Mastroianni, al suo primo ruolo importante, in divisa da pizzardone, doppiato da Alberto Sordi.

Quel Mastroianni che ritroviamo sul mezzo della Piaggio ne La dolce vita di Fellini, dove i paparazzi andavano a caccia di scoop proprio in sella a questi scooter. La Vespa, però, compariva anche nei film con al centro famiglie borghesi. Nel mitico I tartassati, ad esempio, quello con Totò proprietario di un lussuoso negozio di abbigliamento, bersagliato dal finanziere Aldo Fabrizi, il figlio del commendator Pezzella bracca, con la sua Vespa, la figlia del maresciallo. Commedie, ma anche film d'autore. Come in Mamma Roma di Pasolini, in Bellissima di Luchino Visconti o in Guendalina di Lattuada. Impossibile contare quanti attori e attrici siano saliti, in tanti decenni, sopra al mitico scooter. Nanni Moretti, addirittura, in Caro Diario (1993), l'ha fatta diventare protagonista assoluta del film. E non solo in Italia. Si pensi, ad esempio, a Jude Law che in Alfie (2004) va a spasso, per le vie di Manhattan, a bordo di una Vespa bianco-blu o a Nicole Kidman che in The interpreter (2005) gira per le strade di New York su una Vespa gialla. Non solo: la Vespa è stata protagonista anche de Il talento di Mr.

Ripley, con Matt Damon e di quel Quadrophenia che raccontava la vita dei Mods, la banda di giovani ben vestiti e alla guida di Vespa e Lambretta che si contrapponevano ai Rockers, i seguaci del rock and roll che giravano con grosse motociclette. Insomma, la Vespa, negli anni, è stata, al cinema, molto più di un mezzo. Un vero fenomeno, simbolo di costume sociale, ma anche di immortalità.

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