I 10 anni di Francesco

È il Papa arrivato "dalla fine del mondo". È stato attaccato da intellettuali e teologi su dottrina, finanze e abusi. Ha risposto che la sua vocazione "è fare il parroco". E non si è tirato indietro

I 10 anni di Francesco

Il primo festeggiamento sarà alle 8 del mattino, nella cappella della residenza Santa Marta: Papa Francesco in occasione del decennale del suo pontificato ha invitato domani tutti i cardinali presenti a Roma per una messa riservata soltanto ai suoi collaboratori, lontano dalle dirette televisive. Tra di loro non sono pochi quelli che pensano che nella breve omelia Bergoglio non le manderà a dire e se ci sarà da picchiare duro, lo farà senza pensarci troppo. Sono tante le cose di cui parlare, dopotutto qualche settimana fa, Francesco aveva già anticipato nel corso dell'udienza generale che il Vangelo non è un'ideologia e che gli uomini di Chiesa non possono scegliere di stare a destra o sinistra o al centro. Perché altrimenti «tu stai facendo del Vangelo un partito politico, un'ideologia, un club di gente. Ed è molto triste vedere la Chiesa come se fosse un parlamento».

Il riferimento era chiaramente alle divisioni che continuano a minare la credibilità dell'istituzione: la Chiesa è un'altra cosa, ha ripetuto il Papa più volte in questi dieci anni. E, a dirla tutta, non sono stati anni semplici. Le sfide non sono mancate, gli attacchi sono stati praticamente ininterrotti e c'è voluto quasi un decennio per portare a casa la nuova Costituzione Apostolica della Curia Romana che ha di fatto sancito la riforma, il cambiamento tanto auspicato dai cardinali nelle congregazioni generali che nel 2013 hanno preceduto il conclave. A tal proposito c'è già chi pensa al prossimo Papa, chi si sta organizzando in cordate, sperando nelle dimissioni di Francesco che, in realtà, ha già fatto capire che se non sarà necessario (motivi di salute), non seguirà la strada di Ratzinger, perché «il papato è ad vitam», fino alla morte.

La lotta al «gattopardismo», fingendo di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla, è stata una delle battaglie più dure che Francesco ha dovuto affrontare in questi dieci anni: le resistenze dei vecchi curiali che, dicendo di esser favorevoli al cambiamento, non volevano in realtà perdere il potere accumulato. È da questo fronte che son partiti i principali siluri contro il Pontefice arrivato «dalla fine del mondo»: critiche, veleni, chiacchiere di corte per screditarlo agli occhi della gente. «Sta distruggendo l'immagine del papato», è stata una delle accuse più dure. E Francesco ha sempre risposto ai suoi interlocutori dicendo: «La mia vocazione è quella di fare il parroco, di stare al fianco della gente, senza barriere, senza distanze, e così continuerò a fare, non posso fingere di essere qualcun altro». Alcuni attacchi sono arrivati però anche sul piano dottrinale, da uomini di Chiesa più legati alla tradizione, che hanno scritto pubblicamente lettere e proclami, che hanno chiamato a raccolta intellettuali e teologi per colpire Francesco sul tema dei divorziati-risposati, sulla liturgia, sugli abusi. La lotta alla pedofilia nella Chiesa, iniziata da Benedetto XVI, è stata un'altra delle grandi battaglie di questo decennio: il Papa ha voluto pene più severe contro i preti orchi, provvedimenti contro i vescovi o i cardinali che hanno provato a coprire e insabbiare le vergogne delle proprie diocesi e soprattutto l'istituzione di un organismo che lavora in Vaticano per assistere le vittime e prevenire nuovi casi di abusi su minori o su persone vulnerabili. L'attenzione agli ultimi e agli scartati, la cura del creato, i migranti, il ruolo della donna nella Chiesa, gli appelli per la dignità nel lavoro sono solo alcuni dei grandi temi che Francesco ha messo al centro della sua agenda, facendosi prossimo alle sofferenze delle persone, non giudicando ma mettendosi in ascolto come padre di una Chiesa in uscita, una Chiesa «ospedale da campo» come lui stesso l'ha definita all'inizio del pontificato.

E poi la riforma finanziaria: Francesco ha dovuto metter mano anche alla gestione delle casse della Santa Sede, depredate da affaristi senza scrupoli, alcuni dei quali oggi a processo in Vaticano. Questa battaglia non è ancora conclusa, così come tante altre: la riforma non si ferma e Francesco ha già in programma nuovi passi per il futuro, alla faccia di chi sperava in un papato solo di passaggio.

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