Alla vigilia di Ferragosto, l'appassionante caso «furbetti del bonus» fa riaprire le porte di Montecitorio. Pasquale Tridico, il presidente grillino dell'Inps finito nella bufera per la strana gestione dei dati in possesso dell'ente da lui diretto, verrà ascoltato oggi alle 12 dalla Commissione Lavoro della Camera, convocata in via straordinaria per fare un po' di chiarezza sulla vicenda.
Dovrà spiegare di chi sia la «manina» che ha fatto uscire le informazioni su dati sensibili, che ha finora indicato come una misteriosa «gola profonda». Nell'opposizione ma anche nella maggioranza molti affilano le armi preparandosi a mettere sotto torchio l'ineffabile Tridico, che ormai anche M5s fa fatica a difendere. I renziani sono sul piede di guerra: «Inps è ancora un ente che gestisce le risorse dei cittadini o è diventato uno strumento di supporto a movimenti politici?», chiede polemica la ministra di Iv Teresa Bellanova.
Alla fine la diretta streaming ci sarà, dopo che ieri era stata negato l'ascolto della seduta via circuito interno: «Io avevo chiesto l'attivazione della web tv della Camera, visto che si parla sempre molto di trasparenza, ma mi è stato detto che non è tecnicamente possibile», raccontava nel pomeriggio il deputato di Fdi, Walter Rizzetto. «Non decidiamo noi, decidono la presidente Serracchiani e il presidente Fico. Evidentemente hanno ritenuto giusto fare così». Le regole prevedono che serva la richiesta dei tre quarti dei componenti per rendere pubblica la seduta. Evidentemente il pressing ha convinto anche chi voleva tutelare il presidente Inps.
In attesa dell'autodifesa di Tridico, che dovrà spiegare i molti lati oscuri della faccenda e confermare o smentire i nomi dei presunti beneficiari del bonus, la Lega rende noto di aver intanto «sospeso» i suoi due parlamentari che hanno richiesto e percepito i 600 euro previsti per i titolari di partita Iva, Elena Murelli e Andrea Dara: «Pur non avendo violato alcuna legge - dice il capogruppo Riccardo Molinari - è inopportuno che degli eletti che abbiano aderito a tale misura, e per questa ragione abbiamo deciso il provvedimento della sospensione». Il governatore veneto Zaia annuncia che per i tre consiglieri regionali leghisti che avrebbero percepito i soldi Inps sono in vista dimissioni ed esclusione dalle liste.
A sera, poi -forse per evitare che sia Tridico a dover fare il nome - spunta il parlamentare grillino che avrebbe preso il bonus, Marco Rizzone. Noto alle cronache come compagno di gite in barca di Gigino Di Maio nel golfo di Napoli. «One day in Capri, che figata ragazzi», raccontava su Istagram nell'occasione Sergio Battelli, anche lui nell'allegra brigata. Vito Crimi annuncia che Rizzone verrà «deferito ai probi viri».
In contemporanea, forse approfittando del polverone, Pd e Cinque Stelle siglano una strana pace giudiziaria: «Abbiamo deciso di comune accordo di abbandonare le cause che ci vedevano contrapposti», annunciano in una nota congiunta. «Inutile intasare i tribunali perdendo tempo con vicende vecchie e superate», ora che il «clima politico» è cambiato. Un nuovo, grosso favore del Nazareno ai grillini, denunciati in passato per le caterve di insulti contro i Dem (ricordate il «partito di Bibbiano»?).
Intanto sulla vicenda interviene il presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick, che accusa il metodo «fondi a pioggia» del governo Conte: «Nessun profilo di responsabilità penale per beneficiari o richiedenti, visto che non esistevano condizioni», dice ad Huffington Post. «La vera responsabilità è del legislatore: una cattiva scelta politica che ha dilapidato senza cautela i pubblici denari».
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