Sono venuti in migliaia per riempire piazza Santi Apostoli a Roma, protestare «contro la legge vergogna» e difendere le proprie imprese, costruite anno dopo anno lungo gli 8mila chilometri di coste italiane. Nel mirino degli imprenditori balneari c'è il governo Draghi, dopo che le concessioni che nel 2019 erano state prorogate dall'esecutivo Conte fino al 2033 sono state «tagliate» dal Consiglio di Stato e messe a gara entro fine 2023. Tutto nel nome della direttiva Bolkestein, e con l'onta dell'emendamento del governo che ha eliminato anche, per chi vincerà il bando, la necessità di indennizzare il precedente gestore dei propri investimenti. Un'ingiustizia per chi dopo anni di lavoro, adesso vede la propria impresa a rischio. Un siluro verso un settore che dà lavoro a 300mila persone, e che ieri è sceso in piazza per manifestare contro un governo che sembra voler applicare la direttiva Bolkestein con una severità che non ha paragoni negli altri stati costieri dell'Ue. «Riassumiamola così», spiega il vicepresidente del Sindacato italiano balneari, Enrico Schiappapietra, «abbiamo preso dallo Stato un posto auto, ci abbiamo messo sopra una signora macchina, e adesso lo Stato vuole mettere a gara quello spazio con sopra la nostra auto: questo è profondamente ingiusto». Anche perché, conclude il vicepresidente del Sib, l'apertura del mercato italiano all'Europa non è certo segnata dalla reciprocità: «Capisco che un norvegese o danese debba poter concorrere, ma noi italiani dove andiamo a concorrere? Lì le attività balneari non ci sono, mentre Spagna, Portogallo e Croazia hanno normative più corporative e non aprono il mercato».
Rammaricata pure Alessia Berlusconi, anche lei tra i balneari dal 2017, anno in cui l'imprenditrice ha rilevato il Bagno Alcione a Forte dei Marmi, investendo da allora per rilanciare lo stabilimento. Per lei la bozza del documento approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri il 15 febbraio scorso per la riassegnazione pubblica delle concessioni «non soddisfaceva spiega - ma era una possibile base di lavoro accettabile, e prevedeva un equo indennizzo». Ma poi, da quella bozza, l'indennizzo è stato misteriosamente espunto, ridotto ai soli «beni immobili non ammortizzati» e a un generico «avviamento». E questo, continua Alessia Berlusconi, sembra frutto di «una visione punitiva che è difficile da comprendere».
E infatti, di fronte all'odore di «esproprio», la piazza romana non sembra incline a comprendere, anche se oltre a governatori e sindaci, anche i tanti parlamentari che salgono sul palco promettono trasversalmente di difendere la categoria.
Il senatore azzurro Maurizio Gasparri invita l'Europa a fare «la guerra a chi fa le invasioni, non a chi pianta ombrelloni sulle nostre spiagge», Stefano Fassina di Leu boccia la Bolkestein e bolla come «surreale» l'attacco a un settore «già provato dal Covid». Ma i balneari, spiega il presidente di Fiba Confesercenti Maurizio Rustignoli, chiedono che alle parole seguano i fatti.
Correggendo due aspetti fondamentali di quel famigerato emendamento: «Primo: si permetta agli enti locali di organizzarsi per gestire queste evidenze e si giunga alla mappatura delle coste; secondo: si riconoscano gli investimenti fatti, il valore aziendale, i beni materiali e immateriali».
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