I bersaniani lanciano Grasso leader. Ma in Sicilia arrivano appena al 6%

D'Alema: "Per ricostruire il centrosinistra va archiviato Renzi". E spunta il nome di Grasso. Ecco le manovre dei cespugli

I bersaniani lanciano Grasso leader. Ma in Sicilia arrivano appena al 6%

Roma - Il tracollo del Pd in Sicilia accelera la costruzione della nuova casa della Sinistra. Massimo D'Alema, vero regista dell'operazione, detta tempi e traiettoria alla nuova formazione, che dovrebbe esordire alle politiche: «Io uso le parole di Pisapia, due punti e virgolette, la ricostruzione del centrosinistra richiede una discontinuità di leadership e di contenuti. E io sono d'accordo con lui». La Cosa rossa decolla da Roma con due punti fermi: archiviare la leadership di Renzi e riposizionare a sinistra il baricentro della coalizione. Anche se la prima prova della sinistra radicale unita, la candidatura di Fava in Sicilia, ha portato a casa un 6%, decisamente sotto le attese. Ieri si è riunita la direzione nazionale di Mdp per approvare un documento politico, che nei fatti avvia il processo di fusione delle varie anime della sinistra. Nell'incipit del manifesto è contenuto l'obiettivo finale dell'operazione: arrivare alle elezioni sotto un unico simbolo. «Ci impegniamo a partecipare insieme alle prossime elezioni politiche, con una proposta che punti a cambiare la vita delle persone e restituire speranza a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati». Il lavoro è il cuore pulsante del nuovo progetto che punta a «restituire ai lavoratori i diritti sottratti con la legge sul Jobs Act, che va cancellata, e un'età di accesso al pensionamento in linea con quella dei paesi europei». Nell'immediato la sfida è superare la frammentazione a sinistra e riunire tutte le sigle in un soggetto politico che abbia in Mdp l'azionista di maggioranza. Da Pippo Civati a Nicola Fratoianni. Fino al movimento di Anna Falcone e Tomaso Montanari. La porta per Giuliano Pisapia resta aperta: l'ex sindaco di Milano, che non si è smarcato da Renzi, sta preparando per domenica 12 novembre la sua assemblea. Porte sbarrate al rottamatore e stop anche a Paolo Gentiloni, che i capigruppo dem di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, hanno offerto a Bersani e D'Alema per ricomporre il centrosinistra.

Il documento passerà ora al vaglio delle assemblee provinciali, fino al 19 novembre quando è in programma una convention nazionale. Il 2 dicembre sarebbe, invece, la data cerchiata in rosso per la nascita del nuovo partito. E anche la giornata in cui il presidente del Senato Pietro Grasso dovrebbe accettare l'investitura per la leadership. Ufficialmente, perché nei fatti l'investitura è già arrivata con le parole di D'Alema: «Se effettivamente Pietro Grasso volesse partecipare a questo sforzo civico e progressista, la sua presenza sarebbe fondamentale».

Per ora solo Roberto Speranza resta cauto sull'ipotesi Grasso: «Parliamo sempre del presidente del Senato, seconda carica dello Stato, che non si tira per la giacchetta». Il via libera è giunto anche da Bersani: «Se dipendesse da me ci starebbe da Dio».

In fondo è lo stesso Grasso che già si sente (e parla) da leader in pectore della sinistra: «L'ansia di cambiamento che esprimono uomini come Falcone e Borsellino, è ciò che anche oggi ci deve spingere a cambiare e migliorare questo Paese che stanco e deluso e a cui dobbiamo dare speranza», ha detto il presidente del Senato, intervenendo alla presentazione del libro Noi, gli uomini di Falcone, di Angiolo Pellegrini. Aprendo, ufficialmente, la campagna elettorale contro Renzi.

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