I boschi sono anche suoi: non catturate l'orsa Daniza

Non ha senso pretendere che un animale predatore, reintrodotto per libera scelta dall'uomo, non difenda i suoi cuccioli

I boschi sono anche suoi: non catturate l'orsa Daniza

È grande la mobilitazione popolare di questi giorni in difesa dell'orsa Daniza in Trentino. Una bella prova di senso civico, buon senso, in favore del diritto di una mamma a vivere libera con i suoi figli. Non lo ha purtroppo capito il Ministro dell'Ambiente Galletti che ha avallato al telefono dalle sue vacanze la condanna all'ergastolo del plantigrado, l'ennesimo, in 100 metri per 100 spacciati come un «rifugio naturale». Dando peraltro un colpo in testa alla politica ambientale del suo stesso Ministero, di rinaturalizzazione del territorio e tutela della biodiversità.

Ora speriamo che le vie legali diano ragione a noi che, con la stragrande maggioranza degli italiani, chiediamo semplicemente che Daniza possa continuare a fare l'orsa e che i suoi cuccioli non vengano fatti crescere solo per essere catturati e imprigionati fra qualche anno.

D'altronde l'orsa non è andata in Trentino di sua spontanea volontá. Da una quindicina d'anni, con il Progetto «Life Ursus», pagato fior di milioni dalla ora colpevolmente silenziosa Unione Europea (Commissario Potocnick, se ci sei batti un colpo) diversi plantigradi sono stati portati dalla Slovenia sul nostro arco alpino. Per ripopolare quelle zone con un abitante presente da migliaia di anni e poi sterminato dalla nostra specie.

Non è il caso di tornare qui sulla vergognosa Provincia di Trento, Autonoma tanto da decidere per conto proprio due mesi fa una modifica unilaterale dell'Accordo interregionale sulla protezione dell'orso, inserendo grazie al proprio Assessore-veterinario-amministratore unico del macello Alta Valsugana (sic), Dallapiccola, la definizione di animale «nocivo» cancellata dalla legislazione nazionale dal 1977. Una premessa importante, per quanto poi successo con Daniza.

La morale di questi giorni, a mio avviso, è che sulla pelle di questi animali si gioca l'incompetenza di Amministratori pubblici, l'inconsistenza di uffici cosiddetti tecnici e scientifici e operazioni di marketing turistico dal corto respiro fondate proprio su una classica accusa che si fa a noi animalisti. Quella di pensare che il mondo, il mondo degli altri animali, selvatici, sia come quello disegnato da Disney. Dove i conflitti fra specie non esistono, dove tutto «finisce bene». I Servizi faunistici provinciali, i biologi dell'Ispra, non avevano messo in conto che un cercatore di funghi (la cui sicurezza sta a cuore anche a noi) avrebbe potuto mai incappare in un orso? E che il diritto, per entrambi, all'autodifesa con i propri mezzi (artigli o gambe levate) non sia naturale? Quanti fungaioli muoiono ogni anno per colpi di fucili da caccia eppure non si chiudono, purtroppo, i cacciatori in un recinto?

No, è che anche in questo caso, vogliamo imporre, come la nostra specie ha fatto sempre, alle prime normali difficoltá e peraltro evitabili, la legge «del più forte» e vogliamo di fatto che i boschi siano silenziosi, artificiali. Per poi esclamare stupore alla visione del primo documentario sulla savana africana che, però, è lì ben lontana...

Gli orsi dunque vanno bene solo in tv, nei cartoni animati, nei manifesti turistici, come pelouche.

Un po' come i lupi in Maremma: viva l'immagine di natura incontaminata solo fino a che è sulle foto pubblicitarie e sui social network. Guai però se i predatori, concorrenti di una categoria umana con prolungamento metallico, fanno i predatori.

*Presidente Lega anti vivisezione (Lav)

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