A un giorno dalla scadenza - il 13 ottobre 2020 - la Camera conferma la fiducia sul dl Agosto approvando il testo uscito dal Senato.
Il testo definitivo conferma lo stretto legame tra il blocco dei licenziamenti l'estensione della cassa integrazione (e con la fruizione, alternativa, dell'esonero contributivo). La nuova legge prevede dunque che solo al termine delle settimane di Cassa Integrazione Covid, o del periodo in cui si usufruisce dello sgravio alternativo, l'impresa potrà procedere al licenziamento.
Tale disposizione ha provocato molte reazioni contrarie da parte degli interpreti, da un lato per la difficile comprensione del testo della norma, dall'altro, perché tale misura, al di là degli evidenti profili di incostituzionalità, potrebbe condurre alla finalità opposta da quella perseguita: portare ad un eccesso di licenziamenti nel gennaio 2021.
È evidente la totale violazione dell'art. 41 della Costituzione, che sancisce la libertà di iniziativa economica delle imprese, nonché la grave disparità di trattamento tra aziende, che nella stessa situazione (di crisi di mercato) sono o non sono libere di procedere alla relativa riorganizzazione, solo per aver ricevuto o meno un ammortizzatore sociale negli ultimi mesi.
L'incongruenza della disposizione in commento risiede proprio nel fatto che se un'azienda è stata marginalmente colpita dalla crisi pandemica (o addirittura non è stato affatto colpita) chiedendo, per esempio, solo un giorno di cassa integrazione può procedere con la riorganizzazione e licenziare, dopo aver usufruito di due giornate di «esonero contributivo». Viceversa, le aziende maggiormente coinvolte dalla crisi, che ad esempio siano state costrette a richiedere più mesi di cassa integrazione per Covid (e che ragionevolmente dovranno ricorrere a riorganizzazioni rilevanti), devono aspettare fino al prossimo anno per poter licenziare.
La conseguenza inevitabile è che le imprese che non fatturano, e che per mesi non hanno fatturato, chiudano o se ne vadano dal Paese, con il rischio elevatissimo di un aumento esponenziale della disoccupazione.
Simili misure disincentivano ovviamente anche l'apertura di nuove aziende, comprensibilmente spaventate all'idea di iniziare un'attività in un paese in cui in caso insorgessero problemi non è consentito neppure organizzare liberamente la propria impresa.
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