I fanatici dei diritti gay contro la Costituzione

Lgbt all'attacco dopo l'ok all'emendamento di Fi. Per loro l'articolo 21 può istigare all'omofobia

I fanatici dei diritti gay contro la Costituzione

Evidentemente «se ora si consente la libera opinione, vuol dire che l'impianto della legge la negava», attacca Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia tornando sull'emendamento di Forza Italia al ddl Zan contro l'omofobia, approvato in commissione alla Camera.

Era stato presentato nei giorni scorsi dagli azzurri, poi riformulato d'intesa con lo stesso deputato dem per scongiurare il rischio di «processo alle idee»: «L'istigazione all'odio e alla violenza non potrà essere considerata libertà di opinione, principio cardine democratico. E questo è sempre stato l'obiettivo di questo ddl, ovvero inchiodare gli omofobi, con condotte violente o incitanti alla violenza, alle proprie responsabilità» precisa l'attivista lgtb titolare della legge. Che amplia i reati previsti dall'articolo 604 del codice penale, allargando l'istigazione all'odio e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi anche agli atti di discriminazione basati «sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale».

Non la pensa così invece una parte della galassia lgtb. Sotto al post su Facebook con cui Laura Boldrini ha annunciato «emendamento che sgombra il campo da ogni dubbio: nessuna limitazione alla libertà di opinione, nessun bavaglio»), sono comparsi molti commenti critici rispetto a una modifica che invece «potrebbe legittimare violenze verbali e atti discriminatori», si legge. E ancora «intacca lo spirito della legge», «la libertà di opinione finisce quando consiste in discriminazione», «un emendamento che rende la legge inutile», anzi addirittura «legittima a discriminare, altro che bavaglio», dicono altri commenti. Insomma una insoddisfazione crescente tra il popolo che esultava per la nuova norma. Non piace l'emendamento azzurro condiviso dalla stessa maggioranza con l'intenzione di sgombrare il campo da storture, escludendo dal reato «la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio e alla violenza».

Le opposizioni avevano attaccato il provvedimento ravvisando il rischio di una «persecuzione» ideologica, e avevano parlato di «legge bavaglio». Da qui il chiarimento, spiega il renziano Marco Di Maio: «Accanto alla sacrosanta battaglia contro gli istigatori di odio e discriminazione sulla base degli orientamenti sessuali, si garantisce il diritto alla libera espressione delle proprie idee come sancito dalla nostra Costituzione. Una precisazione doverosa e non scontata, che recepisce le segnalazioni ricevute da molte associazioni in queste settimane». Zan ricorda che la libertà di opinione, garantita dall'articolo 21 della Costituzione, però «può diventare reato solo se istiga all'odio e alla violenza», aggiunge.

Resterà comunque a discrezione e valutazione del giudice la definizione di espressioni «riconducibili al pluralismo delle idee» o capaci di «istigare all'odio e alla violenza».

Adinolfi ci vede comunque «un'ammissione di colpa. Se è stato necessario approvare questo emendamento è di tutta evidenza che il ddl Zan puntava a non consentire la libera espressione di convincimenti ed opinioni».

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