Chi ha vinto?

Per i media Usa primo round allo sfidante, sembrato però meno spontaneo e incisivo. Il presidente più pronto ma troppo "indisciplinato". Gli analisti sono concordi: difficile che questo faccia a faccia abbia spostato voti

Chi ha vinto?

Chi ha vinto il primo dibattito televisivo nella campagna per la Casa Bianca? Se si consultano la maggior parte dei media americani, notoriamente progressisti, il parere appare univoco: Joe Biden è sembrato più convicente. E la Cnn ha sparato subito un sondaggio in cui l'ex vice di Barack Obama è risultato di gran lunga il vincitore. Ma la risposta in realtà è molto più complessa.

Nel caos del faccia a faccia, scandito da continue interruzioni, soprattutto da parte del presidente Donald Trump, e dove sono volati anche insulti, il moderatore della Fox News, Chris Wallace, è stato più volte a un soffio dal perdere il controllo della situazione. Ma su una cosa sono tutti d'accordo: è stato il peggior dibattito della storia per la sfida presidenziale. Non solo, forse è stato toccato anche il punto più basso della politica americana degli ultimi anni. Tasse, sanità e pandemia, green new deal, i temi toccati sono stati tanti, ma tutti oscurati e passati in secondo piano a causa degli attacchi personali fra i due contendenti. Il presidente Trump è apparso molto preparato e si può condividere o meno la sua visione ma si comprende chiaramente dove voglia portare gli Stati Uniti. Peccato che, com'era accaduto anche quattro anni fa nella sfida tv con Hillary Clinton, abbia perso un po' di autorevolezza interrompendo troppo spesso l'avversario, talvolta impedendogli di concludere un concetto appena abbozzato e facendogli perdere il filo del discorso.

Biden, dal canto suo, non ha lesinato insulti, ma non è sembrato in grado di ribattere con forza a tutti gli attacchi che gli sono piovuti addosso nei 96 minuti di faccia a faccia. Lo sfidante democratico, che compirà 78 anni a novembre, è apparso invecchiato e in difficoltà nell'esprimersi pienamente. Non a caso, al di là delle contumelie, Trump gioca molto sul fatto che sia anziano e che non abbia la forza sufficiente per guidare gli Stati Uniti. Biden, inoltre, è sembrato meno spontaneo, si vedeva che stava recitando un copione, parlava come se stesse interpretando un video promozionale. D'altronde, prima dei dibattiti televisivi i candidati si preparano a tavolino e spesso, quando emergono situazioni inaspettate, hanno grosse difficoltà nell'uscire dal cammino predisegnato. Il presidente, invece, ha parlato a braccio e non è sembrato mai in difficoltà neppure di fronte agli attacchi più duri. Ma è stato troppo irruento e irriverente e questo non gli ha giovato, anche se parte da una posizione di forza, visto che oggi è lui l'inquilino della Casa Bianca.

Quello che emerge limpidamente dal confronto televisivo è che gli Stati Uniti sono profondamente divisi, non solo fra repubblicani e democratici. Il caos e la rabbia venuti alla luce nella sfida tv sono lo specchio della società americana, la quale sta vivendo un periodo di tensioni interne come poche volte nella sua storia. Uno scontro fra visioni inconciliabili sul ruolo di Washington non solo in patria ma anche nel mondo. E Trump e Biden sono solo l'espressione apicale di queste due Americhe. E in tale confusione è assai difficile affermare che lo scontro in tv abbia spostato voti verso uno o l'altro dei contendenti. Con ogni probabilità chi aveva già chiaro il proprio voto non ha cambiato idea, mentre gli indecisi resteranno tali.

Detto questo, la sfida del 3 novembre, appare ancora aperta, nonostante il presidente risulti ancora indietro nei sondaggi. Ma la storia si ripeterà come quattro anni fa quando davano per certa, sia prima del voto sia a voto concluso, la sconfitta di Donald Trump? La verità possono scriverla solo gli americani sulle schede elettorali.

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