I sospetti nella Lega: una manina al Viminale dietro la vicenda Morisi

I fedelissimi pensano ad una vendetta per gli attacchi del leader sulla gestione degli sbarchi

I sospetti nella Lega: una manina al Viminale dietro la vicenda Morisi

Lo scandalo che coinvolge Luca Morisi, tirato fuori a 5 giorni dalle elezioni amministrative, è per la Lega la tempesta perfetta. Repubblica e Corriere della Sera, giornali storicamente di sinistra, danno per primi la notizia dell'inchiesta sull'ex spin doctor di Matteo Salvini. Ma chi ha fatto trapelare i dettagli della vicenda? Non certo i carabinieri, che forniscono solo le informazioni che la legge consente, non la magistratura, visto che la che procuratrice di Verona, Angela Barbaglio, si è affrettata a dire che sulla questione c'è il massimo riserbo. Allora qualche dubbio sorge. Sono i fedelissimi di Matteo Salvini a far capire che anche se non si dice, in molti pensano che gli ultimi attacchi al Viminale da parte del leader della Lega nei confronti del ministro Lamorgese da qualcuno possano non essere stati presi benissimo. Non si fanno nomi, ma c'è chi azzarda: «La verità è che quando lavori a certi livelli è ovvio che i Servizi sappiano tutto. Matteo ultimamente ha spesso dato addosso al ministro dell'Interno, sottolineando la sua incapacità, ad esempio, nel gestire gli sbarchi. Qualcuno deve essersela legata al dito».

Un paio di deputati leghisti non la mandano a dire: «Siamo sbalorditi. Se Morisi è sotto indagine dove è tutto coperto da segreto, come fa a finire tutto sui giornali? Peraltro con ricostruzioni e narrazioni che sono le più strampalate e confuse. Se le notizie non escono dalla Procura e dai carabinieri - e di questo siamo certi - chi vuoi siano state, le Orsoline»?

Persino le Sardine ora si fanno garantiste nei confronti dell'ex social media manager. La loro storica portavoce, Jasmine Cristallo, in una intervista a ilgiornale.it, chiarisce: «Sarebbe il caso questo Paese mettesse da parte questo triviale populismo giudiziario che trovo aberrante. Anche per Luca Morisi vale l'articolo 27 della nostra Costituzione. È per questa ragione che mi dissocio da chi utilizza, in maniera becera e vendicativa, la sua vicenda giudiziaria ripagandolo con la stessa moneta che lui stesso ha coniato».

In casa Lega, d'altronde, non si hanno dubbi: «È vero - dice qualcuno molto vicino a Salvini - che il segretario non era in ottimi rapporti con l'ex titolare del dipartimento della Pubblica sicurezza, ora a capo dei Servizi, che sta portando avanti coi Radicali un referendum per riformare la giustizia e queste sono posizioni coraggiose che vogliono dire farsi molti nemici. Ma è vero anche che se la fuga di notizie non arriva da certi ambienti, si deve andare a guardare in altri. I dettagli potevano uscire solo da tre parti - tengono a dire - e se da due non sono usciti forse si dovrebbe indagare sul terzo». Ecco, indagare.

Più che sulle frequentazioni in camera da letto di Luca Morisi e sui suoi eventuali vizi, sul sistema che in Italia consente di avviare processi mediatici consegnando alla carta stampata cose che dovrebbero rimanere dentro i fascicoli. Questo sì che sarebbe un buon modo per iniziare a dimostrare serietà.

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