Come un ghiacciolo di quelli degli anni Settanta: la punta rossa, la parte centrale arancione e quella sotto gialla. E il sapore che diventa più piacevole (o meglio: meno spiacevole) man mano che si scende. Sarà questa l'Italia da domani in poi in base all'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza sulla base dei dati della cabina di regia. Da domani, domenica, in rosso finiranno Lombardia, Sicilia e provincia autonoma di Bolzano, quelle che secondo i parametri dell'Iss hanno gli indicatori peggiori: qui si potrà uscire di casa solo per lavoro, salute o necessità, saranno chiusi i negozi non necessari, i bar e i ristoranti potranno fare solo asporto (i primi fino alle 18). E se la Lombardia (come raccontiamo a parte) protesta, l'Alto Adige sfida chiaramente il governo: «Resteremo nel regime attuale, ovvero zona gialla, come sarà stabilito dall'ordinanza che firmerò stasera (ieri, ndr)», minaccia il governatore Arno Kompatscher. In arancione Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto, dove ci si potrà spostare senza autocertificazione nello stesso comune, i negozi restano aperti. In giallo sei regioni virtuose: Basilicata, Campania, Molise, Sardegna, Toscana e Trentino. Qui sono consentiti gli spostamenti all'interno della regione e bar e ristoranti possono funzionare regolarmente fino alle 18 e fare asporto (solo i ristoranti) dopo. Un sistema, quello dei colori, che sembra destinato a farci compagnia a lungo, almeno secondo le parole di Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss: «Le misure delle festività hanno contenuto la crescita dei contagi, crediamo che con queste misure si possa proseguire. Ci troviamo in una fase delicata dove servono rigorose misure di mitigazione».
La suddivisione delle regioni nelle tre fasce di merito dipende essenzialmente dall'indice Rt, più alto di 1,25 in Alto Adige e Lombardia, mentre Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d'Aosta hanno un Rt maggiore di 1. Diverso il caso della Sicilia, che ha un Rt tra 1 e 1,25 ma ha espressamente chiesto per voce del suo governatore Nello Musumeci di essere inserita tra le regioni più a rischio. A livello nazionale Rt è nella settimana dal 4 al 10 gennaio è stato dell'1,09, in crescita da cinque settimane.
Secondo il monitoraggio dell'Iss la situazione non è buona: si osserva un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile. Quattro regioni tra il 4 e il 10 gennaio hanno avuto più di 250 casi ogni 100mila abitanti: Veneto (365,61), Bolzano (320,82), Emilia-Romagna (284,64) e Friuli-Venezia Giulia (270,77) a cui nei giorni successivi si è aggiunta la Sicilia. Valori che allontanano la prospettiva di un pieno ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti, che si avrebbe sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti. Problemi anche negli ospedali: dodici regioni sono sopra la soglia critica del 30 per cento di occupazione delle terapie intensive. Ed è lontana anche l'immunità di gregge, che si avrà con almeno il 60 per cento della popolazione vaccinata. «Ci vorranno molti mesi, sei o otto, ma il primo obiettivo sarà quello di limitare il numero della mortalità e dei casi gravi», dice Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione della Salute.
In fondo i dati quotidiani: che registrano 16.146 nuovi contagi su un totale di 156.647 tamponi molecolari (che diventano 273.506 se si contano anche i test antigenici, i cosiddetti rapidi, che da ieri finiscono nel bollettino). La percentuale di test positivi è del 10,31 per cento se si tiene conto dei molecolari ma scende al 5,90 se si considerano tutti i test. Per alcune regioni la differenza è clamorosa: il Veneto (1.079 casi) passa dal 5,64 all'1,87. Il maggior numero di casi in Lombardia (2.205), dove l'indice di contagio è del l'8,31.
Negli ospedali i ricoverati totali sono 25.363 (-304 dal giorno prima): 22.841 quelli in reparti ordinari (-269) e 2.522 quelli in terapia intensiva (-35). I morti sono 477, il dato più basso degli ultimi quattro giorni.
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