I tormenti nascosti degli eroi sportivi

Julia rannicchiata nell'oscuro corridoio è l'immagine della sconfitta, ultimi istanti di una esistenza che tutti credevano di conoscere e che lei, invece, teneva nascosta tra sofferenze e dubbi

I tormenti nascosti degli eroi sportivi

Che cosa dicono quei secondi lunghissimi, prima di una fine fulminea? Fotogrammi di strazio e disperazione, silenzio e tumulto di pensieri, una vita precipitata dal sesto piano di un albergo, di una città non importa quale, è stata Istanbul ma è diventata il buio dell'inferno. I diciott'anni di Julia dovevano essere il paradiso, la bellezza del viso e del corpo, la gioia dello sport, le voci della compagne di squadra, l'affetto dei tifosi. Nulla è più. Julia rannicchiata nell'oscuro corridoio è l'immagine della sconfitta, ultimi istanti di una esistenza che tutti credevano di conoscere e che lei, invece, teneva nascosta tra sofferenze, dubbi, paure, delusioni, forse violazioni. Il suicidio è fuga, per etimologia è caduta libera, nel caso di Julia è tragedia perché quell'età è l'inizio della vita, non può, non deve esserne l'epilogo straziante. Quando sono accidentali, certe morti provocano rabbia ma togliersi la vita provoca il senso di colpa di chi resta, i pensieri corrono al contrario, cercando le ragioni, scavando nella memoria, rovistando i cassetti, sfogliando i diari per capire, comprendere, però giustificare mai. La fine di un figlio, di una figlia, non ha spiegazione alcuna, non rientra nella logica del creato, è spezzare la storia, è troncare una specie. Julia si è portata appresso i suoi tormenti, non li ha risolti, anzi ha accentuato lo sconquasso dei genitori, lo smarrimento degli amici e poi tutto quel repertorio di mormorii, di sospetti, la nube tossica che avvolge storie che hanno abbandonato il chiarore del sole per piombare nella notte più terribile, la morte. Non può avere pensato questo, Julia, non può avere arrotolato il film della sua giovinezza in quegli attimi che la ritraggono al sesto piano dell'hotel turco, le telecamere di sicurezza sono un ossimoro, non c'è affatto sicurezza se non la trasmissione di una tragedia, anzi il riassunto dell'esitazione, ultimi secondi prima del gesto, come la schiacciata a rete, stavolta il muro si è sgretolato dinanzi agli occhi innocenti di Julia e lascia povere e macerie, non applausi e cori e braccia al cielo.

La fragilità di una ragazza che nello sport non aveva dunque trovato l'isola della felicità ma la solitudine di un'età che crediamo piena di speranze, pronta a viaggiare per ogni mare e si rivela, invece, come una zattera alla deriva. Julia Ituma ha scelto il naufragio solitario, la sua giovinezza bruciata è la nostra esistenza distratta.

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