Campania, De Luca choc: "Scuola solo a distanza e inviti a casa vietati"

Ieri 8.804 casi col record di tamponi, 83 morti. Azzolina: "Decisione gravissima, faremo ricorso".

Campania, De Luca choc: "Scuola solo a distanza e inviti a casa vietati"

Da quando il virus ha ripreso la sua ascesa, la parola lockdown è tornata prepotentemente in primo piano. I virologi, ormai, considerano le chiusure localizzate l'unico rimedio per invertire l'andamento della curva epidemiologica ed impedire di far ripiombare il Paese in una situazione simile a quella di sette mesi fa. Lo stesso premier Giuseppe Conte non esclude più la possibilità di un nuovo lockdown e ieri è tornato a sollecitare «il contributo di tutti per contenere la seconda ondata».

Del resto i numeri parlano chiaro. Con l'ennesimo balzo in avanti del virus, i nuovi contagi sono arrivati a quota 8.804, anche se a fronte di un dato record di tamponi: 162.932. Purtroppo sale anche il numero dei morti: 83. È sempre la Lombardia la regione più colpita, con 2.067 nuovi casi, seguita dalla Campania, con 1.127 contagi in un solo giorno. «Ci aspettano mesi difficilissimi. Se non ci muoviamo c'è il rischio a dicembre di arrivare a 16mila casi al giorno», dice il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi. «Pochi giorni per evitare di perdere il controllo», avverte Raffaele Bruno, direttore dell'Unità operativa complessa Malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia. Anche per Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, «bisogna essere pronti a lockdown parziali». Ma soprattutto Bonaccini invita governo e governatori a lavorare uniti evitando polemiche pretestuose. «Quei Paesi dove ci sono quelli che decidono da soli, sono quelli che si trovano di più nel dramma conavirus: Johnson, Bolsonaro, Trump», ragiona il governatore, che di chiusure nazionali non vuole sentir parlare. Intanto c'è chi va per la sua strada, come il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che cerca di frenare i contagi tornando alla didattica a distanza. Incurante della linea del governo che le scuole non le vuole chiudere, il governatore ha sospeso le attività didattiche ed educative in presenza negli istituti primari e secondari, e anche nelle università, fino al 30 ottobre. «Decisione gravissima e sbagliata» per il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che valuta di impugnare l'ordinanza. «Cosa faranno ora i ragazzi? De Luca pensa che rimarranno a casa?», dice il ministro. Il provvedimento vieta inoltre le feste, anche conseguenti a cerimonie, con invitati estranei al nucleo familiare convivente. Prove tecniche di lockdown, insomma, al quale si preparano anche altre regioni. In primis la Lombardia, che in queste ore sta studiando ulteriori strette. Anche il presidente del Molise, Donato Toma, è contrario a chiusure nazionali, ma è pronto a quelle locali. Purché non siano imposte dall'alto. «Perché quello che può andar bene per la Lombardia può non andare bene per il Molise», la sua posizione. Marco Marsilio, che guida l'Abruzzo, dice di non porsela neanche la questione dei lockdown parziali: «Dove e quando c'è la necessità, il lockdown si fa perché si deve fare per proteggere la salute della comunità», taglia corto.

Mini lockdown, intanto, sono già partiti, come a Latina nei giorni scorsi. Altri se ne stanno predisponendo in quelle aree con i dati più allarmanti. Misure restrittive sono scattate ieri ad Arzano, in provincia di Napoli, dove negli ultimi giorni si è registrata un'impennata di positivi.

L'ordinanza che prevede la chiusura delle scuole e di tutte le attività commerciali fino al 23 ottobre, ha provocato la protesta dei commercianti, scesi in strada bloccando i punti di accesso alla città. Allarme focolai in tre comuni della Valle d'Aosta, che stanno per essere dichiarati «zone rosse». Altri due in Alto Adige, dove è attesa una ulteriore stretta.

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