È iniziata la caccia a Jj4, l'orsa responsabile della morte del runner trentino Andrea Papi, aggredito nei boschi sopra Caldes il 5 aprile. La conferma che si tratti di questo esemplare è arrivata dalla Procura della Repubblica di Trento, sulla base delle analisi genetiche effettuate nei laboratori della Fondazione Edmund Mach.
Jj4 ha 17 anni ed è figlia di Joze e Jurka provenienti dalla Slovenia. La Provincia Autonoma di Trento ne aveva chiesto l'abbattimento già tre anni fa, ma l'ordinanza era stata annullata dal Tar su richiesta delle associazioni animaliste. Il provvedimento era scattato perché il 22 giugno del 2022, l'animale aveva aggredito padre e figlio sul monte Peller. «Quando abbiamo saputo di Andrea - raccontano Fabio e Christian Misseroni - abbiamo capito che dietro c'era la firma di Jj4. La nostra fu un'aggressione imprevedibile, fulminea, silenziosa e terribile. Vivi per miracolo, perché eravamo in due». Il plantigrado morse Christian a una gamba, poi con gli artigli ferì il padre, e gli spezzò la gamba con un altro morso. «Doveva essere catturata e abbattuta come richiesto dalla Provincia di Trento spiegano i due - ma due anni fa il Tar ne difese la libertà. Quella di Andrea è stata una morte annunciata».
Il runner era solo: non ha avuto scampo. E ora è caccia all'orsa killer. «Sono partite le operazioni di presidio della zona, gestite per le ore diurne e crepuscolari a tempo pieno da una squadra del Corpo forestale del Trentino - spiega Fabio Angeli, direttore del distretto forestale di Malè -. Adesso che sappiamo che responsabile è Jj4, dobbiamo cominciare a intercettarla e trovare le posizioni opportune per la cattura». Per fermarla potrebbero essere impiegate trappole a tubo o lacci e fucile spara-siringhe. Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti ha firmato l'ordinanza urgente per l'abbattimento. Jj4 ha però il radiocollare scarico. «Quando funziona, la trasmissione arriva con ritardo di 5-6 minuti solo se c'è copertura telefonica - spiega Angeli -. Purtroppo questo versante del monte ne è privo». I tempi di cattura non sono prevedibili.
Secondo le ultime rilevazioni, oggi l'orsa pesa 120 chilogrammi ed è lunga 1 metro e 90 centimetri. La Lav chiede che sia portata in «un luogo sicuro», un rifugio che già sarebbe a disposizione per accoglierla. «La proposta - spiegano in una nota gli animalisti - è già stata inviata al presidente della Provincia di Trento e al ministro dell'ambiente -. Depositeremo ricorso al Tar per impedire l'abbattimento dell'orsa e chiediamo che l'amministrazione locale si attivi per garantire la pacifica convivenza tra umani e plantigradi». Il presidente di Federparchi, Luca Santini, ricorda invece che in Italia è in vigore il Piano d'Azione interregionale per la Conservazione dell'Orso Bruno nelle Alpi Centro-orientali recepito dalle amministrazioni territoriali interessate, dal Ministero dell'Ambiente e da Ispra che prevede proprio «la rimozione degli esemplari problematici, per salvaguardare la specie e garantire l'incolumità delle persone e delle attività umane». Ma il problema va affrontato a 360 gradi.
Martedì il Mase ha annunciato un tavolo tecnico attorno al quale siederanno il sottosegretario all'Ambiente Barbaro, Ispra, Regione e Provincia Autonoma di Trento, per intraprendere ogni azione utile a proseguire l'originario progetto di reintroduzione dell'orso nell'arco Alpino, correggendo però le criticità che nel tempo si sono verificate.
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