L'incapacità dell'Unione europea di contrastare l'immigrazione clandestina ci costa carissima. Navi, droni, muri, barriere di protezione, software, controlli alle frontiere e rimpatri. Tutto sulle spalle dei contribuenti che, ad oggi, hanno dovuto metter mano al portafoglio e scucire 13 miliardi di euro. Una cifra monstre quella calcolata dall'Espresso che, però, non comprende i fondi per l'accoglienza vera e propria. E, mentre i Paesi dell'Eurozona si impoveriscono, gli scafisti fanno i soldi veri. Si è, infatti, calcolato che dal 2000 al 2014 hanno guadagnato 15,7 miliardi di euro.
Dal 2000 a oggi oltre 1,2 milioni di immigrati hanno varcato illegalmente le frontiere del Vecchio Continente via terra e via mare. Oltre 200mila sono arrivati nell'ultimo anno e mezzo. Secondo i risultati del progetto "The Migrants Files", sviluppato da un team di quindici giornalisti europei e riportato dall'Espresso, l'espulsione dei clandestini è costata all'Unione europea almeno 11,3 miliardi. "Si tratta di una stima al ribasso rispetto ai costi reali e difficile da calcolare in quanto solo il Belgio tra i 28 Stati membri tiene una traccia complessiva dei costi di rimpatrio - si legge sul settimanale - gli altri Stati (Italia compresa) non rendono pubbliche e facilmente consultabili le tabelle di riepilogo". Sul sito del ministero dell'Interno, infatti, non c'è alcuna traccia sui costi e sulla efficacia dei rimpatri. Eppure, secondo il dossier di Frontex, sono nel 2014 sono stati identificati in Europa oltre 441mila clandestini. Di questi sono stati espulsi in 252mila. Ma solo sulla carta. Solo 161mila sarebbero stati effettivamente rimpatriati. Il numero dei respingimenti è, se vogliamo, ancor più imbarazzante. Non si arriva, infatti, a 115mila.
"La ricognizione delle risorse pubbliche nazionali e comunitarie che supportano le politiche di contrasto dell'immigrazione irregolare non è agevole - si legge nel rapporto Costi disumani di Lunaria - la frammentazione delle fonti di finanziamento e la scarsa trasparenza dei documenti ufficiali disponibili rendono complessa l'identificazione di tutte le voci di spesa rilevanti in questo ambito". A Bruxelles, infatti, ogni Paese fa per sé.
"I vari paesi europei - spiega Leanne Weber all'Espresso - differiscono sia sulle leggi sull'espulsione sia sulle metodologie di raccolta di dati statistici perché questo aspetto del controllo delle frontiere è ancora prerogativa del singolo stato e non è regolato a livello europeo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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