Incubo hacker a Wall Street: Borsa bloccata

La Casa Bianca nega attacchi ma l'allerta è massima Sotto attacco anche United Airlines e il sito del WSJ

Incubo hacker a Wall Street: Borsa bloccata

I l New York Stock Exchange si è fermato ieri per tre ore e mezza facendo temere la possibilità di un attacco hacker a Wall Street. La Casa Bianca ha escluso un attacco informatico e ha parlato di «problemi tecnici» ma il portavoce Josh Earnest ha ammesso che l'allerta è massimo e il governo più che mai vigile. Amche perché in quegli stessi minuti si è bloccato anche il sito del Wall Street Journal e poche ore prima si era paralizzata la rete informatica della compagnia aerea United Airlines. Il segretario della Sicurezza interna americano Jeh Johnson ha fatto sapere subito che gli episodi non sarebbero collegati ad attività criminali. L'interruzione arriva però in un momento in cui l'instabilità greca e cinese fanno temere per i mercati ovunque. Non c'è più infatti soltanto il dramma della crisi del debito greco ad aprire nelle ultime ore le prime pagine dei giornali e dei siti di informazione americani. Cresce la preoccupazione per la bolla dei mercati cinesi e analisti e opinionisti si chiedono già quale impatto possa avere sull'America.

Quello che accade sui mercati cinesi «innervosisce» l'America, secondo Bloomberg che racconta come le azioni americane siano scese nelle prime ore di contrattazione dei mercati locali, a causa della preoccupazione per un rallentamento della crescita della Cina, la seconda economia mondiale. L'indice Standard&Poor's 500 aveva perso 0,9 punti percentuali alle undici del mattino a New York, e sia le compagnie automobilistiche americane sia quelle europee sono scese in maniera significativa. Alla fine Wall Street ha chiuso in rosso: Dow Jones -1,46% a 17.517,09 punti, più pesanti Nasdaq (-1,75% a 4.909,76 punti) e S&P 500 (-1,7% a 2.047 punti).

Il sito della rivista Fortune fa notare come il caos cinese di queste ore debba preoccupare gli investitori americani, visto che negli ultimi giorni non si sono indebolite soltanto le azioni cinesi quotate nelle borse asiatiche, ma anche le azioni cinesi quotate sui mercati americani.

Per il Wall Street Journal , un possibile effetto contagio è tutto legato alla percezione che gli investitori stranieri hanno dell'economia cinese. La bolla sarebbe una questione di cui preoccuparsi più dell'instabilità greca: «Ora la fiducia nell'abilità cinese di comandare e controllare l'economia barcolla. Se la fiducia collassa, le ripercussioni potrebbero essere più severe di quelle della crisi del debito greco». Per il giornale americano, infatti, la percezione degli investitori stranieri del mercato cinese è quello di una piazza sempre sorretta dal governo di Pechino. Per ora, spiega il sito Quart z, l'impatto delle oscillazioni cinesi è stato minimo sul resto del mondo, anche perché l'80 per cento delle contrattazioni che avvengono a Shanghai e Shenzhen è tra cittadini cinesi.

E a preoccupare all'estero potrebbe essere l'impatto di un crollo sostenuto sui piccoli e grandi investitori cinesi. Secondo i dati di Quartz , infatti, negli ultimi anni i consumatori cinesi sono al top della lista mondiale: come turisti hanno speso più di ogni altra nazionalità l'anno scorso, con 165 miliardi di dollari, il 28 per cento in più rispetto all'anno prima. I cinesi comprano il 12 per cento dei beni di lusso mondiali.

Da non sottovalutare, scrive il sito Vox , anche l'aspetto geopolitico che potrebbe preoccupare i governi stranieri: «Questo crollo dei mercati - diversamente da quello del 2008 - potrebbe creare vaste ripercussioni contro le autorità. La Cina non è una democrazia, ma il governo è sensibile all'opinione pubblica, sapendo che l'agitazione sociale può portare a rivoluzioni o colpi di Stato».

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