Inflazione al +8%: mai così alta da 36 anni. E per le famiglie più povere è già al 9,8%

Entro aprile 342 miliardi di debito da rinnovare. Ma la Borsa rimbalza

Inflazione al +8%: mai così alta da 36 anni. E per le famiglie più povere è già al 9,8%

Mentre l'Italia rimane paralizzata a causa della crisi di governo, l'inflazione continua a erodere la capacità di spesa delle famiglie. E cresce anche la preoccupazione per i conti pubblici, nonostante almeno ieri i mercati abbiano concesso una giornata di tregua. Il congelamento delle dimissioni di Mario Draghi da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha manenuto lo spread stabile a 223 punti base e Piazza Affari è rimbalzata a +1,84%.

Però c'è poco da stare tranquilli perché l'Istat ieri ha confermato la stima preliminare sulla crescita dei prezzi a giugno al +8% annuo, tasso che non si registrava da gennaio 1986 (quando era a +8,2%). L'Istat segnala che l'accelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%) spinge ancora più in alto la crescita dei prezzi del cosiddetto «carrello della spesa» (+8,2%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%). Poiché i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti, e i servizi pesano invece di più su quelle più agiate, la crescita dell'inflazione segna valori più elevati per le famiglie con minore capacità di spesa: per loro passa dal +8,3% del primo trimestre al +9,8% del secondo trimestre.

L'accelerazione dell'inflazione nel secondo trimestre del 2022 è determinata in buona parte dai beni energetici, ma coinvolge anche alimenti e, in misura più contenuta, i servizi. «L'inflazione a +8% significa in media per una famiglia un rialzo annuo di 2.082 euro, 963 per l'abitazione, 396 per i trasporti, 508 euro per mangiare e bere», lo dichiara in una nota il presidente dell'Unione nazionali consumatori, Massimiliano Dona. «Ma il record spetta alle famiglie numerose con più di tre figli, con un aggravio pari a 2.978 euro, 827 solo per il cibo».

Intanto, come riporta un'analisi del Centro studi di Unimpresa ci sono quasi 350 miliardi di euro il debito pubblico da rinnovare entro la fine della legislatura in corso. Da oggi fino ad aprile 2023 scadono, infatti, 202,6 miliardi di Btp, arrivano a fine corsa 103,6 miliardi di Bot, 23,1 miliardi di Cct e 12,4 miliardi di Ctz: nell'arco dei prossimi 9 mesi, quindi, scadono titoli pubblici per 341,8 miliardi.

L'attuale crisi di governo rischia di far impennare lo spread e il costo del debito, di conseguenza, sarebbe più elevato per le finanze pubbliche. E, senza Draghi, in seno alla Bce le resistenze dei falchi sullo scudo anti spread potrebbero essere maggiori, visto che già ora spingono per uno strumento legato a forti condizionalità.

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