Dopo la strage dei mesi scorsi, le Rsa sono ancora in corto circuito. Stanno per riaprire, questo sì, ma un conto è dare il permesso e un altro è mettere in atto tutte le misure di sicurezza necessarie per accogliere i nuovi ospiti. In base al report dell'Istituto superiore della sanità, solo il 5,3% delle strutture ha la possibilità di isolare i pazienti sospetti Covid, il 30% li può raggruppare in stanze protette.
Quindi dare il via alle procedura di accettazione dei nuovi ospiti non è immediato. Tanto che le liste d'attesa, già in sofferenza prima dell'emergenza Covid, stanno scoppiando, soprattutto in Lombardia. A gennaio, a Milano e Pavia le liste contavano 150 richieste ed entravano in media una decina di persone al mese. A Bergamo le domande in coda erano 220. In questi mesi sono aumentate di almeno il 20% e tante famiglie non sanno più come occuparsi dei loro anziani. Di contro, all'interno degli istituti, il 40% dei letti è vuoto per conseguenza dei nuovi ingressi bloccati e dei decessi Covid (solo in Lombardia 3.793 morti tra gli anziani su quasi 27mila ospiti). Ma non è possibile riempire quei posti nell'immediato.
«La delibera regionale per la riapertura c'è - spiega Roberto Naso Marvasi, direttore Sanitario del Piccolo Cottolengo Milanese di Don Orione - ma dobbiamo ancora fissare i criteri di sicurezza. Ogni Ats deve provvedere, dopo di che saremo pronti». I gestori dovranno esplicitare «i criteri di priorità a favore dei casi urgenti e improcrastinabili». «Continua lo scarico di responsabilità tra Regione ed enti gestori delle Rsa in Lombardia - denuncia Emilio Didonè, segretario generale dei pensionati Cisl regionali - Molte famiglie sono in difficoltà. L'apertura è rimandata sine die in ogni provincia. Le misure per la sicurezza si scontrano con le difficoltà delle società di gestione che hanno o stanno mettendo in cassa gli operatori per le difficoltà economiche intervenute per l'emergenza coronavirus. Continuiamo a ricevere mail e telefonate da parte di parenti di persone in lista di attesa, alcune di queste anche in condizioni di assoluta urgenza, perché dalle Rsa ricevono risposte insufficienti e soprattutto non risolutive». Altro punto dolente: le rette (ora tra i 60 e i 70 euro al giorno). Con le misure Covid e la crisi degli istituti potrebbero subire delle variazioni e aumentare, come già avvenuto in alcune strutture dove sono salite di 150 euro al mese.
Come funzioneranno gli ingressi? Le Rsa per i primi 14 giorni potranno occupare non oltre un terzo dei posti letto e arrivare solo a due terzi nei successivi 14. Idem per i solventi a tariffa piena. Molto rigide le procedure di accettazione, con tamponi e isolamenti pre ricovero. La delibera stabilisce che verrà ricoverato in ospedale chi è sospetto di Covid. Ogni struttura però dovrà poter gestire casi positivi interni. Entro la fine di agosto i gestori dovranno organizzare corsi di formazione sulla prevenzione del contagio per gli operatori sanitari, i volontari, i visitatori, i caregiver e persino per i pazienti.
Ogni struttura dovrà avere un referente Covid, con una serie di responsabilità tra cui l'informazione alle autorità, la riorganizzazione degli spazi, della sorveglianza e l'approvvigionamento e uso delle mascherine.
Il «guardiano» anti infezione dovrà anche gestire il trasferimento dei malati di Covid in altre strutture e definire un piano di emergenza nel caso in cui scoppiassero focolai incontrollabili. Le visite dei parenti sono ancora limitate ma d'ora in avanti, oltre alla misurazione della febbre e alla dotazione di protezioni, verranno garantiti spazi visita con vetri e videochiamate.
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