Come integrare (veramente) gli stranieri: 40 milioni per insegnare la nostra lingua

Basta risorse a pioggia per l'accoglienza, ma corsi per chi vuole inserirsi

Come integrare (veramente) gli stranieri: 40 milioni per insegnare la nostra lingua

Roma - Piuttosto che dispensare risorse a pioggia per l'accoglienza straordinaria, per l'ospitalità diffusa sul territorio, la mediazione culturale e i percorsi di integrazione a vantaggio e tornaconto unicamente di chi li propina, le politiche per l'immigrazione cambiano passo arricchendosi dell'insegnamento della lingua e della cultura italiana. Più volte Matteo Salvini si è lasciato scappare in questi ultimi tempi che gli stranieri presenti in Italia qualora avessero davvero voluto integrarsi, nel rispetto della legge, avrebbero trovato in lui un alleato sincero. A oggi, dopo poco più di un mese che ricopre la carica di ministro dell'Interno, arrivano i primi risultati per allestire un percorso di integrazione che punta su una valida idea di acculturare gli immigrati inserendoli prim'ancora che nel sistema sociale e lavorativo nazionale in un percorso di formazione linguistica.

Sono stati impegnati ben 40 milioni di euro per la formazione civica e l'insegnamento della lingua italiana a chi soggiorna sul territorio in qualità di profugo o titolare di protezione internazionale ma anche a chi viene segnalato come richiedente asilo e addirittura chi gode della protezione umanitaria. Di questi soldi, quattro milioni invece sono destinati, sempre con finalità di aiuto linguistico, ai migranti in grave difficoltà sociale: in particolare donne e minori maltrattati che verranno inseriti in appositi progetti sperimentali. Ogni Regione riceverà di base un budget di 200 milioni di euro per l'organizzazione di opportuni corsi di lingua e cultura italiana con partner privati per mettere in piedi un intervento di sistema nazionale declinato in progetti da attuare in partenariato con uffici scolastici regionali, centri provinciali per l'istruzione degli adulti, enti locali e realtà dell'universo no profit. Tutti i corsi verranno avviati già il prossimo autunno.

E partendo dall'assunto innegabile che lo scambio culturale e interculturale in genere è catalogabile come quello strumento basilare nei percorsi di integrazione sociale e che la scuola, ma ancora di più l'università, rafforzano il rapporto interpersonale e quello con il territorio, il Viminale, ha stretto un accordo con la conferenza dei rettori, la Crui, e l'Andisu (associazione aziende per il diritto allo studio universitario) per favorire i corsi di studio universitario destinati ai richiedenti asilo e titolari del titolo di rifugiato o di protezione umanitaria ma costretti a interrompere il percorso avviato nel Paese d'origine. A disposizione dei giovani immigrati ci sono 100 borse di studio che verranno erogate per merito e che accompagneranno, gli studenti, anno per anno fino al conseguimento della laurea. Anche in questo caso il bonus partirà fin da questo anno accademico.

Che faccia faranno adesso i detrattori di quel Salvini che chiude i porti alle navi delle Ong, che professa i respingimenti e che è impegnato nel mettere in piedi un piano per i rimpatri? Certo è che se l'integrazione dei migranti deve passare per i cosiddetti lavori socialmente utili a vocazione volontaria, ossia la pulitura delle aiuole e dei marciapiedi delle città italiane come è stato fino a oggi, non troverà la complicità del ministro dell'Interno.

Così come l'allestimento di un campo da calcetto o quello di una palestra dedicata agli stranieri che soggiornano nei Cas o addirittura i corsi di nuoto in una piscina appositamente dedicata. La svolta Salvini ha tutte altre regole e contenuti: l'integrazione passa dalla conoscenza civica e il rispetto della cultura nazionale.

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