Pier Luigi Bersani risponde al primo squillo. Con il suo immancabile garbo accetta di concedere l'intervista al Giornale nella quale racconta il proprio rapporto personale e politico con Silvio Berlusconi. Un legame quasi trentennale fatto di scontri e momenti di intimità. Risate e aneddoti. Bersani non ha dubbi: «Berlusconi ha creato un brand politico made in Italy». E poi racconta un aneddoto: «Da quando ho scoperto di essere suo fratello gemello non le dico...»
Onorevole Bersani come ha saputo della morte di Berlusconi?
«Ho letto un'agenzia, dispiacere enorme».
Qual è stata la prima sensazione?
«Più che una sensazione, un ricordo. Qualche anno fa ero a un convegno con un professore francese e lui mi spiegava che la scienza non è in grado di affermare con certezza l'inesistenza dell'immortalità. C'è una bassissima probabilità dell'immortalità ma non si può negare con assoluta certezza l'esistenza».
E cosa c'entra con la morte di Berlusconi?
«Ecco, al professore francese risposi che alla luce delle sue affermazioni era opportuno fare una gara, un concorso, tra coloro che avevano più attaccamento alla vita. Berlusconi avrebbe vinto la gara. Senza ombra di dubbio».
Eppure l'immortale Berlusconi ha perso la sua ultima battaglia?
«Questo per dirle che sembrava non dovesse succedere mai».
L'abbiamo visto anche dopo l'ultimo ricovero, sembrava spacciato eppure si è presentato in video alla convention di Forza Italia.
«Appunto, ascoltarlo dire ho messo giacca e cravatta per voi ti dà l'idea della grande forza che ha avuto quest'uomo».
Dopo l'ultimo ricovero ha avuto modo di telefonargli?
«No, mi sinceravo delle sue condizioni di salute con Gianni Letta. Anche in passato, quando volevo sapere come stesse, chiamavo Letta».
La morte di Berlusconi cosa porta via alla politica italiana?
«Berlusconi è stato un liberale immaginario. Lascia in eredità una destra reazionaria e conservatrice che non si è evoluta. Quel partito liberale di massa di cui si parlava allora non c'era e non si è realizzato».
Potrebbe completarlo Giorgia Meloni con il partito unico del centrodestra?
«Non è un problema di partito unico. Meloni può anche costruire un partito unico ma non è il partito liberale che aveva promesso Berlusconi. E poi Berlusconi porta via con sé la sua eredità politica. Non c'è nessuno che possa raccogliere il suo testimone. Ho la sensazione che sulle spoglie di Fi si tufferanno tanti piccoli avvoltoi. E non sembri una provocazione ma...Tocca alla sinistra fare una politica sociale e liberale. La destra in questo Paese difende corporazioni e sacche di privilegi».
Lei è il fratello gemello di Silvio Berlusconi. Entrambi nati il 29 settembre. Entrambi del segno della bilancia. (risata)
«Sì eravamo fratelli gemelli. E qui le devo raccontare un altro aneddoto. (altra risata). Io sono una persona riservata. Non amo le pubbliche relazioni. Da quando è uscita fuori questa la notizia che festeggio il compleanno lo stesso giorno di Silvio Berlusconi... Non le dico. Prima nessuno si ricordava del mio compleanno. Poi centinaia di messaggi e telefonate. Anche parenti lontani mi chiamano per farmi gli auguri».
Effetto Berlusconi?
«Eh sì».
Ci racconti qualche episodio intimo, personale, tra lei e Berlusconi
«Sicuramente il momento più intimo è stata la visita in ospedale nel 2009 dopo l'aggressione in piazza Duomo a Milano. Fu una visita molto personale».
Voleva anche lanciare un messaggio politico? Di pacificazione?
«Volevo dire che la politica non è odio. È scontro. Ma anche dignità e rapporti umani. E anche in quel caso ci fu episodio che mi colpì. Alcuni sostenitori di Berlusconi mi insultarono all'ingresso. Del tipo: comunisti prima lo aggredite e poi andate a trovarlo in ospedale. All'uscita parlai con i sostenitori e li rassicurai sullo stato di salute. Capirono il gesto e mi ringraziarono».
Una grande intuizione di Berlusconi?
«Berlusconi ha creato un brand politico made in Italy. Con la sua discesa in campo lui ha affermato due principi che sono state due innovazioni: la personalizzazione della politica e il principio che per governare bene non devi venire dalla politica. Sotto l'aspetto della comunicazione politica sono due novità, che siano buone poi ho qualche dubbio».
Nel 2013 l'ha sfidato e poi il Pd ci ha fatto il governo insieme...
«Il Pd, non io. Io non volli fare il governo insieme e rivendico la scelta. L'Italia deve avere il suo punto di equilibrio nell'alternanza. No puoi fare una campagna elettorale e poi metterti allo stesso tavolo per scegliere i ministri. Rivendico e non rinnego quella scelta. Nonostante in tanti nel partito e fuori mi spingevano a fare un governo insieme a Berlusconi».
Lo ammetta, Berlusconi ha subito una pressione senza precedenti dalla magistratura.
«Non nego gli
eccessi. Ma Berlusconi ha inteso la politica come sfondamento delle regole che trova la sua legittimazione nel consenso, e non nello svolgimento del mandato con disciplina e onore, e questo può portarti oltre la legalità».
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