Simonetta Caminiti
È la piccola riscossa degli atenei italiani: quattro su 200, non esattamente, non più, gocce in mezzo a un mare di modelli d'istruzione inarrivabili e in cima ai sogni degli studenti di tutto il mondo. Lo ha stabilito il QS World University Rankings 2018, tradizionale report (alla 14esima edizione) delle migliori università del pianeta: anche quest'anno, il primissimo posto è andato al Mit (Massachussett Institute of Technology), e la top ten è costituita da atenei angloamericani: Stanford University (secondo posto), Harvard, California Institute of Technology, Cambridge, Oxford, University College London, University of Chicago.
Ma nelle 200 università la cui offerta didattica eccelle in tutto il mondo, quattro sono appunto atenei del Belpaese: si tratta del Politecnico di Milano (170esimo posto, 13 posizioni più in alto dello scorso dello anno), dell'università di Bologna (188esima), e poi, ex aequo alla 192esima posizione, la Scuola Superiore Sant'Anna e Scuola Normale Superiore, entrambe di Pisa. «L'Italia deve essere orgogliosa per questo risultato», ha commentato il ministro dell'Istruzione, Valeria, Fedeli. «Il nostro è un sistema accademico è una risorsa fondamentale, un volano di crescita per il Paese. Per questo dobbiamo valorizzarlo e sostenerlo, proseguendo il percorso avviato con l'ultima legge di Bilancio, che ha incrementato il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei, riportandolo a 7 miliardi; ha aumentato le risorse per il diritto allo studio e stanziato fondi per i migliori dipartimenti che potranno essere utilizzati per le assunzioni».
E quali sono stati i criteri per stilare il prestigioso report? Anzitutto, un sondaggio internazionale rivolto ad accademici, docenti e ricercatori, ai quale è stato chiesto di indicare le università migliori nel proprio ambito di specializzazione; poi, un sondaggio rivolto a datori di lavoro/recruiter (in 40.455 hanno indicato quali sono le università dalle quali preferiscono assumere talenti); il numero di citazioni ottenute nel periodo 2011-2016 dai ricercatori per il proprio lavoro pubblicate nelle riviste scientifiche internazionali; il livello di risorse dedicate all'insegnamento; la proporzione di docenti internazionali rispetto al corpo docente; infine, la proporzione di studenti internazionali rispetto al corpo studentesco.
Circa una decina di atenei italiani, secondo i sondaggi svolti presso gli accademici e i recruiter internazionali, sono particolarmente degni di stima e incoraggiamento: l'università di Bologna, la Sapienza di Roma, il Politecnico di Milano, l'Università degli Studi di Padova, l'Università degli Studi di Milano, l'Università di Pisa; e poi (in particolare quanto ad atenei da cui risulta stimolante attingere nuovi talenti), l'Università Bocconi, i Politecnici di Milano e Torino, l'Università Cattolica e (di nuovo) quella di Bologna.
Ma l'Italia miete soddisfazioni anche nell'ambito della ricerca: 8, i nostri atenei, tra i primi 300 in questo settore, primi fra i quali le Scuole Superiori di Pisa.
Non ancora posizioni vertiginose nella classifica, ma di sicuro lasciano sperare in una classe di nuovi professionisti pronta a lavorare e vivere con la stessa eccellenza con cui si è formata. E magari nello stesso Paese.
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