Dopo gli attacchi subiti in casa propria, Francia e Austria hanno avviato un'intesa fase di confronto sulla sicurezza in Europa. Non a caso ieri il presidente Macron ha visto all'Eliseo il cancelliere Sebastian Kurz. E assieme hanno dato vita a una videoconferenza sulla sicurezza nel vecchio continente.
Dall'altra parte dello schermo c'erano il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier olandese Mark Rutte, nonché il presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen e il presidente del consiglio europeo, Charles Michel. Nessun altro. Nemmeno il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte.
Roma esclusa
L'Italia dunque in questa tornata è stata lasciata ai margini. Da Parigi hanno fatto sapere, tramite una nota dell'Eliseo, che l'intento era quello di coinvolgere inizialmente soltanto i leader di Paesi che hanno già subito attacchi terroristici. E che, dopo questa prima fase, si apriranno le vere discussioni all'interno delle sedi comunitarie. Anche perché la Francia nel 2022 assumerà la presidenza di turno dell'Ue e Macron per quella data vorrebbe arrivare con un nuovo piano di sicurezza pronto e approvato.
Ma la spiegazione fornita dai francesi è apparsa in realtà solo un modo per spegnere sul nascere possibili polemiche con altri governi non invitati. A partire proprio dal nostro. L'assenza dell'Italia potrebbe non essere stata dettata dalla volontà di Parigi di aprire soltanto in un secondo momento il dialogo in sede comunitaria. Al contrario, potrebbe essere figlia di un'esplicita scelta volta a tener fuori Roma dopo l'attentato di Nizza.
Un'azione quest'ultima provocata da un terrorista tunisino sbarcato il 27 settembre a Lampedusa. In linea di logica, se Macron volesse dar vita quanto prima a una discussione sulla sicurezza, avrebbe dovuto iniziare proprio dal dialogo con il capo del governo del Paese di primo approdo dei migranti. E invece l'Italia è stata messa, ancora una volta, da parte. Una decisione politica in cui il segnale è ben evidente: Roma non ha fatto da filtro e adesso sulle discussioni che contano la Francia è pronta a rispolverare l'asse con la Germania.
Venerdì il ministro dell'Interno transalpino è stato al Viminale, ha parlato con l'omologa italiana Luciana Lamorgese ed è stata smentita qualsiasi irritazione da parte francese verso Roma. Così come è stata dichiarata unità d'intenti sulla sicurezza e la volontà di Parigi di far pressione sulla Tunisia affinché diminuisca la pressione migratoria sull'Italia.
Un clima disteso dunque nel bilaterale, che però non è evidentemente bastato per evitare l'esclusione del nostro Paese dai primi dialoghi sulla sicurezza. Una circostanza politica da non sottovalutare, anche in vista di altri importanti incontri futuri in sede comunitaria: “Altro che buoni rapporti con l’Europa: questo governo si conferma incapace, pericoloso e senza credibilità”, ha rimarcato dall'opposizione l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Il piano di Macron
Intanto il piano a cui sta pensando il presidente francese dovrebbe prendere forma già nei prossimi mesi. In particolare, come accennato dal Corriere della Sera, si dovrebbe andare verso uno sviluppo delle banche dati comuni, così come dello scambio di informazioni tra i vari Paesi Ue.
Per Macron sarebbe essenziale una vera e propria rimodulazione del trattato di Schengen, da Parigi sono filtrate anche indiscrezioni sull'idea di una creazione di un nuovo Consiglio di
sicurezza interno il cui obiettivo sarebbe quello di vigilare sul controllo effettuato dai Paesi europei di primo approdo dei migranti. Impossibile non vedere in quest'ultima circostanza un preciso riferimento all'Italia.
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