Italia, il Paese dei pendolari: 5 milioni ogni giorno sui treni

Rapporto sulle tratte regionali: linee tagliate ma utenti in crescita. Che nel 2030 potrebbero diventare il doppio

Italia, il Paese dei pendolari: 5 milioni ogni giorno sui treni

Che poi in treno c'è chi ci passa almeno due ore al giorno, mattina e sera, dal lunedì al venerdì. E mai pensa che uno di quei tragitti potrebbe essergli fatale. Si fa venire la gastrite per i ritardi e le linee guaste - questo sì - firma petizioni contro i vagoni troppo freddi e i vandalismi vari a bordo. Ma alla morte, così in due secondi senza nemmeno capire, proprio non ci pensa. Anzi, quei sedili blu e verdi, quei finestrini appannati e quelle luci al neon sono diventati casa, in una quotidianità talmente consolidata che scivola via inosservata. E lì sopra, sui regionali del mattino, ci consuma letture, pisolini, amicizie, perfino relazioni, scandite da primi appuntamenti su «quello delle sette e zero cinque».

Funziona così, ogni sacrosanto giorno, per un popolo di 5,5 milioni di pendolari. Un esercito sempre più folto, che nel 2017 ha registrato 11mila aficionados in più rispetto all'anno precedente sui treni regionali. Studenti e lavoratori che collezionano biglietti vidimati e abbonamenti plastificati. A questi si aggiungono le 40mila persone che usano i collegamenti Intercity e le 170mila dell'Alta velocità, tra Frecce e Italo, linee la cui offerta negli ultimi dieci anni è aumentata del 435%.

La fotografia delle ferrovie italiane è stata messa a fuoco dal rapporto Pendolaria 2017 di Legambiente. E se è vero che sempre più persone scelgono il treno per gli spostamenti quotidiani, è anche vero che in alcune regioni il trasporto locale sconta ancora i tagli imposti nel 2009 (-6,5% dal 2010 al 2016). Dal 2003 a oggi, sono 1.323 i chilometri di linee ferroviarie chiusi. E non mancano situazioni al limite del paradossale, come in Molise, dove è stato soppresso ogni collegamento su rotaie con il mare. A questi si sommano poi i 321 chilometri di rete ordinaria attualmente sospesi per inagibilità dell'infrastruttura, come accade alla linea TrapaniPalermo. Il rapporto denuncia una netta differenza tra il Sud e il Nord del Paese, non solo per l'Alta velocità che di fatto si ferma a Salerno, ma anche per stonature che non possono passare inosservate: 429 le corse regionali giornaliere in Sicilia e 2.396 quelle in Lombardia. Ben diversa anche l'età media dei convogli che passa dai 19,2 anni del Sud ai 13,3 del Nord (a fronte di una media nazionale di 16,8 anni). Inutile dire che l'età dei convogli si traduce in ritardi che ogni giorno hanno riflessi su tutta la linea. Legambiente sostiene che sia cruciale il ruolo delle Regioni nella gestione delle infrastrutture: i passeggeri sono aumentati solo là dove si è investito, a cominciare dalla Lombardia che ha aumentato del 24% i passeggeri dal 2009 ad oggi, arrivando a quota 735mila ogni giorno.

Bene anche Friuli Venezia Giulia e Abruzzo, così come Puglia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Obbiettivo è arrivare, entro il 2030, a raddoppiare il numero di pendolari e portarli a 10 milioni. Ovviamente senza mai lesinare sulla sicurezza.

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