"Vorrei che la legislatura si concludesse con l'approvazione dello ius soli. Paolo e Matteo, fate ciò che è necessario per approvarlo". Anche Walter Veltroni entra a far parte del coro di sostenitori della legge per la cittadinanza agli stranieri. E lo fa al decennale del Pd.
La risposta del premier Paolo Gentiloni non si è fatta attendere: "Abbiamo introdotto le unioni civili in questo paese e ne siamo orgogliosi. E spero che saremo orgogliosi di poter dire che un altro diritto, quello dei bambini che frequentano le nostre scuole, che sono nei nostri quartieri e giocano nelle squadre di calcio, ma che sono nati da genitori stranieri, possano avere il diritto alla cittadinanza. È il mio impegno, ed è impegno del governo. Ci stiamo lavorando per creare le condizioni ed approvare questa legge entro questa legislatura".
L'ex segretario democratico ha poi avvertito: "Io temo per il futuro della democrazia. Bisogna aggiornare il funzionamento inceppato delle nostre istituzioni. Per non conoscere regimi autoritari del Ventunesimo secolo".
In merito al suo partito ha detto: "Il Pd è nato per portare una nuova novella al Paese: finalmente ci si unisce e non ci si tirano i piatti alla prima occasione. Ora saremmo qui a celebrare i 20 anni del Pd se si fosse riusciti a costruirlo negli anni Novanta, quando sarebbe stato la naturale prosecuzione del governo dell'Ulivo di Romano Prodi, un'esperienza però che finì dopo due anni, abbattuta dai due mali storici della sinistra, il massimalismo e le divisioni".
Su Prodi però Veltroni sciorina solo complimenti: Il governo di Romano Prodi è stato il migliore della storia repubblicana, migliore per l'autorevolezza di chi lo presiedeva e per i ministri che lo componevano".
E ancora: "Il puro anti berlusconismo è stato mallevatore del più puro berlusconismo. L'Italia esca dalla paradossale morsa tra schieramento anti o inciucio. Spero che il Pd faccia le alleanze. Lo dico chiaramente, siamo in una fase della storia difficile, non mi sono mai spiegato la Shoah. Ma è successo e quando si leggono i libri di storia ci si chiede come abbiano fatto i contemporanei a non capire. Noi siamo di nuovo in una cruna dell'ago della storia, la democrazia è per sua natura processuale, ma ora sembra arrancare. Tutti i sistemi soffrono: la globalizzazione ha generato grandi aspettative e ora delusione. C'è un rinculo che sogna piccole patrie e l'Europa ha interrotto il suo volo e stazione a mezz'aria.
Mio padre morì a 37 anni di leucemia, e mio nonno fu portato a via Tasso e torturato. Vorrei che la città delle Fosse Ardeatine e del rastrellamento del ghetto non dovesse conoscere l'onta di una marcia celebrativa della marcia su Roma".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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