La Iuventa, la nave della Ong tedesca Jugend Rettet, sequestrata mercoledì a Lampedusa su ordine della procura di Trapani, è stata scortata proprio nel porto siciliano, dove rimarrà sotto il controllo della Polizia di Stato. L'indagine, chenon sarà trasferita, come si pensava in un primo momento, alla Dda di Palermo, riguarda comportamenti del personale di bordo del peschereccio di 33 metri i quali sarebbero accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Al momento, però, nessun nome sarebbe ancora stato scritto nel registro degli indagati.
L'avvocato dell'organizzazione non governativa, Leonardo Marino, che ha ricevuto mandato dal legale rappresentante della Jugent Rettet, Katrin Schmidt, ha annunciato «ricorso contro il sequestro della nave». Nei prossimi giorni avanzerà richiesta di restituzione del natante e dei pc portati via dagli uomini dello Sco (servizio centrale operativo della Polizia). I poliziotti starebbero anche esaminando la strumentazione di bordo per riuscire a risalire ai movimenti degli ultimi mesi. Intanto, si apprende che per le verifiche a bordo della nave, che come si ricorderà era stata fermata dalla Guardia costiera italiana al largo dell'isola di Lampedusa per quello che inizialmente sembrava un normale controllo, sono stati usati anche i cani molecolari.
Gli episodi che hanno insospettito gli inquirenti, che hanno poi deciso il sequestro per la concreta possibilità di reiterazione del reato, sono almeno tre e risalgono al 10 settembre 2016 e al 18 e 26 giugno di quest'anno. In tutte e tre le occasioni i trasbordi sarebbero avvenuti senza che vi fosse pericolo imminente di vita per i migranti. Le indagini sarebbero partite in seguito alle intercettazioni di alcuni operatori di Save the Children i quali, parlando tra loro al telefono, avrebbero commentato il comportamento scorretto dei membri dell'equipaggio della Iuventa. «Se tu prendi la roba da loro - ha affermato uno di questi -, vuol dire che comunque c'è una complicità tra te e loro, capito? Cioè lei se li va a prendere, te li porta a te e tu li riporti indietro», facendo chiaro riferimento alla pratica della Ong tedesca di trasbordare i migranti su navi diverse senza mai arrivare nei porti italiani. «Loro - ha detto un altro - hanno la base d'appoggio a Malta, come pure il Moas». Si sarebbe accertato anche che la Iuventa si sarebbe avvicinata fino a 13 miglia dalla costa libica per far salire a bordo immigrati prima di rendere indietro i gommoni agli scafisti, anziché affondarli.
Il procuratore di Trapani, Ambrogio Cartosio, ha chiarito: «Ci sono gravi indizi di colpevolezza e poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip». Ai fatti si sarebbe risaliti anche grazie a un agente infiltrato a bordo. Gli uomini dello Sco hanno scattato in mare alcune foto che documentano contatti tra il natante tedesco, i trafficanti di esseri umani e una motovedetta della Guardia costiera libica. In un video si notano le due imbarcazioni che scortano tre barconi carichi di migranti al largo di Zwara e si allontanano solo quando la Iuventa li carica a bordo.
L'equipaggio si trova ora in abitazioni private di Lampedusa, usate per l'accoglienza dei turisti ed è stato interrogato dagli inquirenti perché «informato sui fatti».L'Ue, intanto, sul sequestro si schiera dalla parte dell'Italia. «Abbiamo fiducia nelle autorità italiane che stanno gestendo la questione», ha chiarito la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva.
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