Con Jeb il predestinato finisce la dinastia Bush

Dopo la terza figuraccia il figlio e fratello di presidenti lascia le primarie

Con Jeb il predestinato finisce la dinastia Bush

Roberto FabbriAvrebbe anche potuto essere il candidato migliore d'America, e forse lo era davvero. Ma quel cognome ingombrante, che in teoria avrebbe dovuto essere un vantaggio, si è rivelato alla fine una palla al piede, costringendolo ieri a un precoce quanto umiliante ritiro dalla corsa alla Casa Bianca.Jeb Bush, 62enne ex governatore repubblicano della Florida, figlio e fratello degli ex presidenti repubblicani George Herbert e George Walker Bush, era il perfetto candidato dell'establishment di partito. In quanto tale, non aveva avuto difficoltà nella raccolta di fondi per la sua campagna elettorale, che era di gran lunga la più ricca. Sembrava un predestinato alla nomination repubblicana, e forse, vista la declinante popolarità di Barack Obama e dei democratici, anche alla Casa Bianca. E come tale si comportava in pubblico, con una certa aria di superiorità che non era mai arroganza, ma piuttosto uno stile che sembrava dire: scusate se non mi abbasso troppo a parlare di certe minuzie, tanto lo sapete già che quello giusto sono io.Un grave errore il suo. Problemi di varia natura si sono presto palesati. Primo fra tutti la comparsa del ciclone Trump, che ha imposto nella campagna repubblicana la necessità di rincorrere sui suoi toni provocatori e aggressivi un avversario assai poco ortodosso: qui Bush, abituato a un eloquio compassato e a esaltare la competenza piuttosto che l'esuberanza, si è trovato in evidente disagio. Il secondo problema era il numero eccessivo degli aspiranti alla nomination del Grand Old Party: in quella piccola folla dove tutti cercavano di alzare la voce per farsi notare, il messaggio pacato di «Jeb il predestinato» si perdeva. Il terzo, che si è poi rivelato decisivo, era l'illustre cognome. L'America del 2016 non è più disponibile a farsi affascinare dalle dinastie politiche alla Kennedy o alla Bush: perfino Hillary Clinton pare trarre più ostacoli che vantaggi dall'ingombrante e immancabile presenza ai suoi comizi del marito ed ex presidente Bill. Quanto ai Bush, il fratello George W., oltre tutto, non aveva lasciato la Casa Bianca al culmine della popolarità, anzi.

Così l'aspirante presidente, resosi conto in ritardo della necessità di smarcarsi, dapprima ha fatto affiggere manifesti con il suo solo nome seguito da un punto esclamativo («Jeb!»), poi giunto dopo il voto in Iowa e New Hampshire sull'orlo dell'abisso si è contraddetto rivolgendosi ai familiari. E il loro accorato sostegno è stato per lui il bacio della morte.

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