"J&J solo agli over 60. Seconda dose eterologa? Sì alla libertà di scelta"

La presidente della Cts dell'Aifa: "Mix di dosi? La scienza dice sì, ma gli studi sono limitati"

"J&J solo agli over 60. Seconda dose eterologa? Sì alla libertà di scelta"

Patrizia Popoli, presidente della Cts di Aifa, ci sono ancora dubbi sull'uso del monodose di Johnson&Johnson. A chi va fatto?

«Il suggerimento è quello di adottare lo stesso tipo di cautela di AstraZeneca, quindi dedicarlo agli over 60. È a vettore virale e in considerazione della similitudine nella tipologia di eventi, credo che non ci siano sufficienti elementi per dire con certezza che per questo prodotto esistono rischi inferiori. La monosomministrazione potrebbe essere usata in alcuni casi specifici, dove fosse considerata l'unica opzione».

Per AstraZeneca, invece, qual è il rischio di eventi trombotici legato al richiamo?

«In Italia non è stato segnalato nessun caso a seguito della seconda dose. Dai dati provenienti dall'estero sembra che gli avversi siano quasi 10 volte inferiori rispetto alla prima dose: dopo la prima dose circa uno a 100mila, dopo la seconda, circa uno su un milione».

Con questi numeri valeva la pena di imporre il mix vaccinale?

«È un tipo di rischio ritenuto accettabile quando la circolazione virale è alta e il rischio di morire o di ammalarsi c'è anche per i giovani. Quando invece il virus circola poco (come ora) il rapporto rischi-benefici cambia, e le indicazioni devono cambiare di conseguenza».

Scelte fatte in seguito alla morte della 18enne.

«Questo caso ci ha colpito moltissimo, ma la rivalutazione del rapporto rischio-beneficio a fronte del mutato scenario epidemiologico era già in discussione. Le nuove indicazioni sembrano correlate in senso temporale al caso, ma non è così, non è stata una decisione emotiva. Come Cts abbiamo espresso il nostro parere prima che accadesse l'evento drammatico».

Gli open day dei ragazzi sono stati un errore?

«Personalmente non li avrei proposti, ma c'era un'indicazione all'uso preferenziale, non un divieto».

Sull'eterologa la scienza è divisa. L'ex direttore di Aifa parla di dati deboli.

«È vero, non abbiamo dati solidi come per la vaccinazione omologa, ma c'è una forte base teorica. Questo mix potrebbe dare una risposta altrettanto buona se non addirittura più forte, visto che un vaccino stimola di più la risposta cellulare e l'altro la risposta anticorpale».

Parla al condizionale...

«Abbiamo studi limitati, circa 800 casi in Uk e 700 in Spagna, ma la stessa Ema aveva diffuso agli Stati un rapporto in cui aveva ipotizzato il mix di vaccini come scenario».

Voi avete segnalato effetti collaterali e sistemici lievi o moderati in chi farà l'eterologa.

«Dallo studio inglese, ancora non concluso, emerge che chi ha fatto il mix accusa dei sintomi lievi e transitori più frequenti rispetto a chi usa lo stesso vaccino per le due dosi. I soliti malesseri similinfluenzali come febbre o cefalea».

Un cittadino che non si fida, può scegliere di fare il richiamo ancora con AstraZeneca?

«Personalmente ritengo che, se fattibile dal punto di vista organizzativo, potrebbe essere lasciata al cittadino la libertà di scelta dopo essere stato ben informato dei rischi-benefici».

Aifa è stata messa sotto accusa per i cambi repentini. E ora anche gli over 60 rifiutano AstraZeneca. Avete fatto errori?

«Onestamente non credo che abbiamo sbagliato adattando le indicazioni alla situazione e alle evidenze. Avremmo dovuto spiegare meglio le ragioni. Capisco la confusione e la conseguente diffidenza».

Se avesse un figlio di 12 anni lo vaccinerebbe?

«Per un giovanissimo sano e senza alcun fattore di rischio non avrei fretta, non la riterrei una priorità».

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