“Considero l'Europa una comunità di valori di cui possiamo andar fieri, ma raramente lo siamo. In Europa vantiamo i massimi standard mondiali di accoglienza dei profughi, mai rifiuteremmo asilo a chi necessita della nostra tutela, lo stabiliscono le nostre leggi e gli accordi stipulati. Mi preoccupa però il fatto che l'accoglienza sia sempre meno radicata nei nostri animi”. Inizia così il lungo intervento del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker, pubblicato oggi da Repubblica, sul tema dell’accoglienza degli immigrati nel nostro Continente.
È un ragionamento che, a tratti, sembra ricorrere al classico buonismo tipico dei democristiani: “Quando parliamo di migrazioni - scrive Juncker - parliamo di esseri umani, come noi, solo che queste persone non possono vivere come noi perché non hanno avuto la fortuna di essere nati in una delle regioni più ricche e più stabili del mondo. Parliamo di persone costrette a fuggire dalla guerra in Siria, dal terrore dell'Is in Libia, o dalla dittatura in Eritrea". È da qui che nasce la preoccupazione per i “campi profughi dati alle fiamme, barconi rimandati indietro, violenze contro i richiedenti asilo o semplicemente l'indifferenza di fronte alla miseria e al bisogno” e per “i politici di estrema destra e di estrema sinistra” che “alimentano un populismo che produce astio soltanto e nessuna soluzione”. “Non è questa l’Europa”, ripete più volte parlando del rischio che venga messa in discussione “la libertà di circolazione nell'area Schengen e il superamento delle frontiere al suo interno”. L’Europa che piace al presidente della Commissione europea è invece quella “dei pensionati di Calais che mettono a disposizione i generatori così che i profughi possano ascoltare un po' di musica e ricaricare i cellulari” , quella “degli studenti di Sigen che hanno aperto il campus della loro università ai richiedenti asilo” o “del fornaio di Kos che ha distribuito pane alla gente affamata e spossata”.
Allora qual è la risposta? Juncker, dopo aver chiarito che “sarebbe poco realistico pensare di aprire semplicemente i confini dell'Europa a tutti i vicini” e che sarebbe “fuori dalla realtà credere di poter chiudere le frontiere di fronte al bisogno, alla paura e alla miseria”, non offre risposte nuove. Rivendica le decisioni prese sul ruolo di Frontex e sulla ridistribuzione dei migranti e ammonisce: “Non esistono soluzioni nazionali efficaci. Nessuno stato membro può regolare le migrazioni efficacemente per conto suo”. Interessante anche un passaggio che sembra quasi essere una stoccata nei confronti del premier Matteo Renzi: “Non servono solo i vertici straordinari dei Capi di Stato e di governo. Si è già tenuto un vertice sulle migrazioni, a novembre ci rincontreremo a Malta.
Dobbiamo fare si che tutti gli Stati dell’Ue approvino subito le norme europee necessarie, dando loro immediata attuazione”. "L'Europa fallisce – conclude Junker - se la paura prende il sopravvento. L'Europa fallisce quando gli egoismi hanno più voce della solidarietà presente in ampie porzioni della nostra società”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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