Kiev allontana i negoziati: "Prima respingere il nemico". E poi si infuria con Macron

Podolyak: "Prima dateci le armi per ricacciare i russi fino ai confini". Il presidente francese: "Putin non va umiliato"

Kiev allontana i negoziati: "Prima respingere il nemico". E poi si infuria con Macron

Non è il tempo dei negoziati. E non lo sarà ancora per molto. È il tempo delle armi. E lo sarà ancora per molto.

Nessuno vuole sedersi a quel tavolo. Mosca fa credere che lo farebbe, ma è chiaramente un bluff. Il Cremlino infatti vuole quanto meno portare a termine l'occupazione del Donbass, che invero è già a buon punto, per arrivare al negoziato con il carniere pieno. E anche dalle parti di Kiev vorrebbero che l'inerzia della guerra cambi radicalmente prima di sedersi a parlare. Lo dice il negoziatore ucraino David Arakhamia, che invoca nuove forniture di armi dall'Occidente prima di riprendere i colloqui di pace con la Russia: «Le nostre forze armate sono pronte a usare le nuove armi, e poi penso che potremo iniziare un nuovo ciclo di colloqui da una posizione rafforzata». Lo conferma poche ore dopo il capo negoziatore ucraino e consigliere del presidente, Mykhailo Podolyak: «Finché non riceviamo le armi nella loro intera quantità, finché non rafforziamo le nostre posizioni, finché non respingiamo le forze russe il più lontano possibile fino ai confini dell'Ucraina, non ha senso intavolare negoziati».

Di diplomazia si occupa anche il presidente francese Emmanuel Macron, ma lo fa in un modo che fa infuriare Kiev. L'inquilino dell'Eliseo ribadisce infatti, nel corso di un'intervista ad alcuni media francesi, che «Putin ha commesso un errore storico e fondamentale per il suo popolo, per sé stesso e per la storia» invadendo l'Ucraina e ora è «isolato». Ma Macron avverte anche che «la Russia non dovrebbe essere umiliata, in modo tale che il giorno in cui i combattimenti cesseranno possiamo aprire una via d'uscita attraverso la diplomazia», per la quale Macron candida la Francia come «potenza di mediazione».

Apriti cielo. Kiev intravede in queste parole una sorta di assist all'arcinemico russo e si inalbera. «Gli appelli per evitare l'umiliazione della Russia - twitta scandalizzato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba - possono solo umiliare la Francia o qualsiasi altro paese che facesse questo appello. Perché è la Russia a umiliare se stessa. Sarebbe meglio concentrarci tutti su modo di rimettere la Russia al suo posto. Questo porterà pace e salverà vite».

L'Ucraina (dal suo punto di vista comprensibilmente) non accetta alcuna crepa nel muro di sostegno alle sue istanze. Ma la diplomazia è l'arte del compromesso e ogni posizione troppo rigida rischia di essere perdente in partenza. Ed è forse anche per questo, per evitare un eccesso di pregiudiziali, che gli Stati Uniti e i loro partner europei (Ue e Regno Unito) stanno procedendo sulla strada di un confronto serrato su come arrivare a un possibile cessate il fuoco senza coinvolgere al momento l'Ucraina, malgrado il presidente Joe Biden abbia più volte garantito che non si deciderà «nulla sull'Ucraina senza l'Ucraina». Tra i dossier sul tavolo, anche il piano di pace in quattro punti proposto il mese scorso dall'Italia, che prevede la neutralità dell'Ucraina in cambio di garanzie di sicurezza e negoziati diretti tra Kiev e Mosca sul futuro della Crimea e del Donbass.

In tanta cupezza, un piccolo segnale incoraggiante.

Ucraina e Russia hanno completato ieri uno scambio di corpi dei soldati caduti nell'area di Zaporizhzhia, con la formula del «160 corpi per 160 corpi», come spiega il ministero della Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati dell'Ucraina. La speranza è che quello che vale per i morti possa presto riguardare anche i vivi.

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