Kiev in Ue, primo sì di Bruxelles. Ma in Consiglio sarà battaglia. Draghi: data certa sul price cap

Von der Leyen: "L’Ucraina è pronta per la candidatura". Giovedì il vertice a Bruxelles. L’ex Bce: risposte sul gas, serve data certa per il tetto

Kiev in Ue, primo sì di Bruxelles. Ma in Consiglio sarà battaglia. Draghi: data certa sul price cap

Come nella tarda serata di mercoledì, anche ieri mattina presto Mario Draghi ha percorso i corridoi del treno partito la sera prima da Kiev con destinazione Przemysl, cittadina polacca a pochi chilometri dal confine con l'Ucraina. Lo ha fatto ancora una volta con destinazione il centro del convoglio, dove lo attendeva Emmanuel Macron, mentre Olaf Scholz era in arrivo dalla coda. Un ultimo saluto prima di salire in macchina per arrivare all'aeroporto Rzeszow e poi ognuno sul suo aereo con destinazione Roma, Parigi e Berlino. Un faccia a faccia che dura una ventina di minuti. E che serve sì a tirare le somme dell'incontro del giorno prima con Volodymyr Zelensky, ma anche a preparare le prossime mosse in vista del Consiglio Ue in programma a Bruxelles il prossimo 23 e 24 giugno.

Un appuntamento decisivo, visto che sarà l'occasione per verificare se davvero l'Europa è all'altezza degli impegni presi a Kiev da Draghi, Macron e Scholz. E a cui ieri ha fatto seguito la presa di posizione ufficiale della Commissione Ue che si è espressa sulla domanda di adesione presentata da Ucraina, Moldova e Georgia raccomandando al Consiglio Ue che alle prime due «venga assegnata una prospettiva europea e lo status di Paese candidato» a patto che facciano «una serie di riforme». C'è tanto lavoro da fare, dice Ursula von der Leyen, ma «l'Ucraina ha chiaramente dimostrato l'aspirazione e l'impegno del Paese ad essere all'altezza degli standard europei». Dopo Kiev, insomma, arriva un secondo passo. Una mossa che - vista la consuetudine tra Draghi e von der Leyen - difficilmente non è stata coordinata. L'appuntamento, dunque, ora è per il Consiglio Ue del 23 e 24 giugno. È qui, infatti, che si sposterà la battaglia. Con la diplomazia di Palazzo Chigi che non nasconde un certo ottimismo rispetto ai veti di Austria e Paesi Bassi, contrari all'adesione dell'Ucraina. Sono i più netti (a differenza, per esempio del Portogallo), ma Vienna è storicamente condizionata dalla linea di Berlino e anche l'Olanda non è insensibile alle mosse tedesche. E la convinzione di Draghi - sì stanco, ma molto soddisfatto - è che Scholz abbia ormai fatto sua questa linea, ben capendo che se l'Ucraina non può entrare nella Nato ha quantomeno bisogno di una prospettiva europea. E lo status di Paese candidato non ha alcuna conseguenza concreta (anche sul fronte economico), mentre costituisce un potente messaggio politico verso Putin. Non è un caso che la Commissione ci abbia tenuto a sottolineare che «il processo di adesione è lungo e doloroso». La Polonia, per esempio, ci ha messo dieci anni, dal 1994 al 2004, per passare da Paese candidato all'ingresso nell'Ue.

Ma sul treno per Przemysl, i tre leader europei tornano ad affrontare anche il delicato dossier del price cap. Il tema sarà oggetto di confronto sempre nel Consiglio Ue della prossima settimana, con Draghi che è decisissimo a non mollare di un centimetro. Il premier, d'altra parte, arriverà a Bruxelles forte di aver convinto Macron e soprattutto Scholz sullo status di Paese candidato per l'Ucraina. E proverà a portare a casa non il via libera tout court ma quanto meno una data da cui si potrebbe introdurre il tetto. Serve, secondo Draghi, una scadenza, cioè un giorno certo da cui partire. Il tempo, infatti, stringe sempre di più e la situazione si va aggravando.

La Germania potrebbe concedere un po' di terreno in proposito, anche se resta la resistenza dell'Olanda (che ospita il Ttf, il mercato del gas). Intanto, continua a farsi sempre più critica la situazione delle forniture, al punto che per martedì il governo ha convocato una riunione con gli operatori al ministero della Transizione ecologia.

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