Dopo le proteste di Cecile Kyenge, il Pd fa retromarcia e potrebbe votare a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Roberto Calderoli.
Tutto è iniziato quando il senatore leghista ha detto: "Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango". Frasi offensive che hanno portato alla querela. Ma ieri la Giunta del Senato ha sentenziato che le parole del vicepresidente di Palazzo Madama Roberto Calderoli sono "insidacabili", e soprattutto non istigano all'odio razziale. Una "sentenza" che l'ex ministro all'Integrazione del governo Letta, non accetta: "Sono stata sorpresa. Poi triste. Non per me. Vorrei uscire da questa logica perché non stiamo valutando Calderoli come persona. Io lui l'ho perdonato. Quello che bisogna capire è se queste parole possano essere usate in un dibattito politico normale o se siano semplicemente espressioni razziste". Quindi l'affondo contro l'esponente del Carroccio che la Kyenge vorrebbe portare in tribunale: "Non è compito del Senato assolvere Calderoli. È come se quell'insulto fosse stato fatto a un paese intero per la seconda volta".
La Kyenge se la prende anche coi compagni del Partito democratico da cui evidentemente non si è sentita difesa. "Evidentemente quest'argomento è mal conosciuto da parte di tanti - tuona in un'intervista a Repubblica - se poi l'abbiano fatto con calcoli elettorali troverei la cosa ancora più grave". L'ex ministro, però, non intende accettare la decisione della Giunta del Senato e andare avanti nella sua battaglia facendo pressioni sull'Aula affinché si esprima contro Calderoli. "Spero che questo sia stato solo un incidente di percorso - incalza la Kyenge - se una persona che rappresenta le istituzioni può insultare chiunque mi chiedo: chi protegge i deboli in questo Paese? Si sta creando un precedente molto pericoloso".
E ora proprio il Partito democratico sembra pronto a fare marcia indietro e a votare, in Aula, a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Calderoli. Secondo alcune indiscrezioni ora i vertici del gruppo sarebbero orientati a rovesciare quel voto in Aula dove, come previsto dal regolamento, la questione verrà affrontata nelle prossime settimane.
Il vero "nemico" della Kyenge è proprio la Lega Nord, non solo Calderoli. Ai lumbard l'ex ministrorinfaccia di insultare per "un calcolo elettorale di strumentalizzazione della persona". "In questo modo l'odio e il razzismo sono aumentati - continua - com'è possibile che non ci si soffermi sui danni culturali di questi episodi? Mi sarei aspettata appoggio e sostegno da parte delle istituzioni".
Dice, tuttavia, di consolarsi per il fatto che un consigliere regionale leghista è stato multato a pagare 150mila euro per aver sostituito il suo volto con quello di un orango in una foto istituzionale. "La Lega è un partito razzista - attacca - sono le azioni, non le parole, che la qualificano come tale. Mi rammarica la mancanza di coraggio della classe politica e delle istituzioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.