Il neo ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del Movimento 5 Stelle, ha il potere di fermare o meno l’inchiesta su Vittorio Di Battista per le offese rivolte, via social, a Sergio Mattarella.
Già, perché è compito del Guardasigilli decidere se far procedere o meni i pubblici ministeri della procura di Roma nei confronti del padre di Alessandro di Battista. A sollevare la delicata questione è La Repubblica, in un articolo di Giuseppe Scarpa. Al quale, il vulcanico Di Battista risponde con un conciso post su Facebook.
Gli insulti al capo dello Stato di Vittorio Di Battista
La procura della capitale ha così aperto un’indagine, anche se Dibba senior non risulta ancora ufficialmente nel registro degli indagati in quanto va verificato che quel profilo social – che ha sparato gli insulti nei confronti del presidente della Repubblica – sia effettivamente gestito da Vittorio Di Battista.
Le accuse, comune, sono pesanti: non si tratterebbe dellla violazione dell’articolo 278 del codice penale, quello che riguarda le offese al Capo dello Stato e che prevede un massimo di cinque anni di reclusione, ma gli viene contestato l’articolo 277 del codice penale la cui pena arriva fino a 15 anni di carcere.
Quindi secondo i magistrati le frasi sono particolarmente gravi, tanto da offendere la libertà del presidente della Repubblica.Ma ora il tutto potrebbe finire in una bolla di sapone. Si attendono le mosse di Alfonso Bonafede.
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