New York. L'America si blinda dinanzi all'ipotesi che il confronto politico per l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti si trasformi in scontro nelle strade. Un'ipotesi ritenuta da diversi osservatori non impossibile, visto il clima infuocato sfociato in manifestazioni e violenze negli ultimi cinque mesi e le attuali tensioni che stanno animando alcune città Usa, da Philadelphia a Portland. Quando mancano tre giorni al voto che decreterà chi tra Donald Trump e Joe Biden guiderà la Casa Bianca per i prossimi quattro anni, la catena di grandi magazzini Walmart ha rimosso armi e munizioni dagli scaffali dei suoi negozi, per prevenire potenziali furti in caso di disordini e proteste violente. I clienti potranno ancora acquistare pistole e fucili, che tuttavia non saranno più in esposizione. «Abbiamo assistito a episodi isolati di disordini civili e come abbiamo fatto in diverse occasioni negli ultimi anni, abbiamo rimosso dagli scaffali armi da fuoco e munizioni per motivi precauzionali e per la sicurezza di impiegati e clienti», ha spiegato un portavoce di Walmart, senza collegare direttamente la mossa alle elezioni del 3 novembre. Poi, a sera, la retromarcia: resta la libera vendita.
Recentemente, la società aveva già tolto le armi dai suoi negozi dopo l'uccisione dell'afroamericano George Floyd a Minneapolis, quando alcune delle sue filiali erano state vandalizzate. Ora, non è chiaro per quanto tempo le armi resteranno fuori dalla vista del pubblico. Nel frattempo in diverse città sono al vaglio misure precauzionali per il timore di disordini civili il giorno delle elezioni. Alcuni grattacieli di lusso di Manhattan hanno assunto guardie armate per proteggere i residenti in caso di bisogno. Al Time Warner Center di Columbus Circle, dove l'attico costa 62,5 milioni di dollari, verranno schierati poliziotti fuori servizio dotati di mitragliette, mentre altri palazzi barricheranno le entrate permettendo l'ingresso solo a chi ci abita. E il dipartimento di polizia di New York sta organizzando ulteriori misure di sicurezza in 1.201 seggi elettorali.
Anche in California il governatore Gavin Newsom si sta preparando all'eventualità di scontri: «Stiamo valutando scenari diversi per assicurarci di essere pronti». Il capo della polizia di Beverly Hills Dominick Rivetti, da parte sua, ha annunciato che l'iconica Rodeo Drive sarà chiusa per l'Election Day e il giorno successivo. Nel frattempo il presidente Trump ha ribadito che «le elezioni dovrebbero finire il 3 novembre».
Vista l'estensione per la ricezione delle schede elettorali inviate per posta in diversi stati, tuttavia, non è escluso (anzi è probabile) che serviranno giorni per sapere il risultato del voto. Il tycoon, comunque, secondo il New York Times ha deciso di cambiare programma per la notte elettorale, annullando la prevista apparizione al Trump International Hotel di Washington, dove la sua campagna stava organizzando una festa per la sua vittoria. Il presidente e la first lady dorrebbero quindi restare alla Casa Bianca e seguire da lì gli sviluppi.
I sindacati Usa stanno invece guardando avanti, e hanno cominciato a discutere l'idea di uno sciopero generale di tutti i lavoratori all'indomani del voto se Trump dovesse rifiutarsi di accettare i risultati delle
elezioni e una vittoria di Biden. Se realizzata, sarebbe una mossa senza precedenti nei tempi recenti della storia americana: l'ultimo sciopero generale negli Usa si è infatti svolto nel 1946, ma fu limitato alla California.
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