Anche Chiara Ferragni entra nella discussione sul caso di Alberto Genovese, per difendere la giovane che ha denunciato l'imprenditore milanese per stupro. «Come potete pensare - scrive su Instagram - che una donna denunci il suo stupratore, se poi quando lo denuncia, la gente non le crede? La gente scrive che il suo stupratore era un vulcano di idee che si è dovuto momentaneamente spegnere? Che anche se ci sono i video di lei, violentata per 20 ore, le persone si sentono comunque in diritto di dire a lei cosa avrebbe dovuto fare?».
L'influencer più celebre d'Italia, che ha deciso di intervenire «dopo averci pensato per due giorni», sottolinea: «I social sono pieni di commenti contro la ragazza, eh ma che cosa ci faceva lì, eh ma perché ha accettato le droghe... Ma siamo seri? Ci sono milioni di persone che normalmente pensano queste donne che accusano i ricchi di stupro per fama, vogliamo le prove! C'è una crociata contro gli uomini. Poi escono video e prove, e quelle stesse persone che sono sempre a difendere i poveri imprenditori accusati di stupro, rivoltano il discorso su di lei, addossandole la colpa della violenza».
Dopo le indiscrezioni sugli invitati vip alle feste di Genovese è intervenuta inoltre Letizia Mannella, procuratore aggiunto di Milano e capo del pool fasce deboli: «Creare pettegolezzi su vicende tristi e drammatiche è inopportuno. Non vorrei si creasse un interesse morboso su una situazione che merita rispetto e, in generale, silenzio. Si tratta di fatti gravi e gravemente puniti ed è importante tenere presente e tutelare la dignità della persona umana, soprattutto delle vittime». Il pm che coordina le indagini insieme alla collega Rosaria Stagnaro ha aggiunto: «Chi sia andato alle feste, se non è rilevante (penalmente, ndr), non ci interessa». E ha sottolineato che tutto quello che viene «detto nell'ufficio della Procura da testimoni o parti offese è coperto dal segreto istruttorio». Mannella ha poi ricordato che l'indagine che ha portato in carcere Genovese, accusato di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, lesioni e spaccio, «riguarda vicende drammatiche il cui primo connotato è la serietà». Dunque: «Vittime e ospiti e chiunque deve mantenere il segreto istruttorio su vicende di eccezionale gravità».
Ieri infine, collegato da Bali con la trasmissione Mattino Cinque, ha parlato dei fatti contestati all'imprenditore 43enne il suo amico di lunga data Daniele Leali. L'uomo, che era presente alla festa la sera in cui le telecamere hanno ripreso gli abusi sulla 18enne e che non risulta indagato, ha dichiarato a proposito dell'amico: «Ho avuto la sensazione che molte volte potesse andare oltre, ma mai nella violenza. Ho cercato di consigliarlo più volte, gli ho detto di non esagerare, soprattutto per quanto riguardava le droghe. Forse quando era sotto il loro effetto non si controllava». Ancora: «Quella sera ero lì. L'ultima volta che ho visto Genovese erano le 23. Alberto non hai mai portato nessuno nella sua camera contro la sua volontà. Si ritirava in camera, ma non voleva che nessuno ci entrasse». Sulle feste a Ibiza: «Nessuno droga nessuno, le persone si drogano in modo autonomo. Molte di quelle che frequentano questo ambiente lo fanno perché sanno che la droga è gratis».
E sulla ragazza che è stata, secondo le indagini e i video, ammanettata, stordita con la droga, sequestrata per quasi 24 ore e stuprata a ripetizione: «Alberto mi ha confessato che era innamorato di lei. Voleva rivederla e organizzare una vacanza insieme. Non aveva la percezione di averle fatto qualcosa di male».
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