Ha definito “scomoda” la sua poltrona, ha parlato di “autunno caldo” alle porte ma, allo stesso tempo, si è sostenuto che sull'immigrazione non vi è alcuna emergenza in corso. Il riferimento è all'intervista rilasciata su Repubblica da parte del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Quest'ultima sembra voler minimizzare proprio sul discorso che più grattacapi ha creato al governo in questa estate 2020, ossia per l'appunto quello relativo ai migranti.
Secondo la titolare del Viminale, una vera emergenza non c'è: “Mi preme chiarire – ha dichiarato Lamorgese – che, sebbene ci sia una tendenza in aumento degli sbarchi autonomi rispetto al 2019, i numeri attuali non rappresentano un'emergenza: basta fare il raffronto con il 2011, l'anno delle primavere arabe, in cui arrivarono in Italia circa 30.000 tunisini mentre ora ne sono giunti 8.000 dall'inizio dell'anno”.
Comodo fare un raffronto con nove anni fa, quando i contesti interni ed internazionali erano ben diversi. In quel 2011 le primavere arabe ricordate dalla Lamorgese hanno fatto letteralmente crollare due Stati dirimpettai al nostro Paese, ossia Tunisia e Libia, creando un'emergenza senza precedenti. Chiaro quindi che, mettendo in relazione l'anno in corso con quello delle rivolte nordafricane, il confronto non può non apparire a favore dell'attuale governo. Ma il vero metro di paragone è con dodici mesi fa: dal primo gennaio ad oggi in Italia sono sbarcati complessivamente, dati alla mano, 17.985 migranti mentre, nello stesso periodo del 2019, le persone approdate sono state 4.878.
Non è quindi una semplice “tendenza in aumento”, come ha dichiarato il ministro, si tratta bensì di un'impennata che rischia di incidere in modo strutturale sul fenomeno migratorio e sulla tenuta del sistema di accoglienza in Italia. Non c'è nulla di ordinario in un aumento di quasi 14.000 unità nel numero delle persone sbarcate. Al contrario, una situazione del genere implica una gestione straordinaria, di emergenza per l'appunto: occorre trovare nuove strutture, visto che molte erano state chiuse per via della diminuzione degli sbarchi degli anni precedenti, serve dislocare nuovo personale di sicurezza e, soprattutto, sono necessari maggiori stanziamenti di fondi per evitare il collasso dell'accoglienza.
A tutto questo poi, occorre aggiungere la sovrapposizione di un'altra emergenza, quella cioè sanitaria. Anche se, come ha dichiarato Lamorgese a Repubblica, buona parte degli hotspot siciliani vengono usati per un numero inferiore alla capienza, le preoccupazioni sono destinate a permanere. In un momento dove la popolazione viene da una lunga chiusura dovuta al Covid e dove a risultare massimo è il timore di nuovi contagi, avere dei centri di accoglienza con anche pochi gruppi di migranti nel territorio già da mesi contribuisce a far aumentare la tensione. In Sicilia questa situazione è ben evidente già da aprile: in diversi paesi sono stati riaperti centri per migranti, in molte di queste strutture si sono verificate fughe ed episodi che hanno messo in allerta la popolazione. Da Siculiana a Pozzallo, da Porto Empedocle a Messina, quanto accaduto negli ultimi mesi sull'isola ha dimostrato la vulnerabilità dell'accoglienza in piena emergenza coronavirus, con tutte le varie difficoltà sulla gestione del fenomeno.
Il tutto al netto anche di quanto sta accadendo a Lampedusa, dove la situazione giorno dopo giorno rischia di farsi più esplosiva. Ma anche in questo caso il ministro ha minimizzato: “A Lampedusa tutti i migranti sono sottoposti al tampone: ne abbiamo fatti oltre 6500 in tutta la Sicilia – si legge nell'intervista a Repubblica – Per alleggerire la pressione sull'hotspot da settimane ci sono due navi traghetto adibite per la quarantena dei migranti che, con la conclusione del periodo di isolamento precedente, hanno potuto imbarcare circa 850 persone”. Tutto regolare quindi ed emergenza che, secondo il ministro, è soltanto una mera fantasia e nulla più.
In realtà sul rischio sanitario legato ai migranti la situazione è tutt'altro che tranquilla. Alberto Giorgi su IlGiornale.it ha spiegato tutte le incognite in tal senso: dagli immigrati che scappano dai centri eludendo i tamponi, a coloro che arrivano con sbarchi fantasma senza fare controlli, persone positive non rintracciate in giro per l'Italia potrebbero essercene parecchie.
Anche sui numeri del Viminale riguardo i positivi già scoperti tra i migranti i dati non sono apparsi molto chiari, visto che chi è risultato contagiato una volta sbarcato viene inserito nella lista riservata agli stranieri residenti o arrivati recentemente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.