È stato un inverno difficile quello trascorso dagli italiani trovatisi a dover fare i conti improvvisamente con un nemico che ha invaso la vita di tutti senza chiedere il permesso a nessuno. Mesi di angoscia e di paura perché il nemico, un virus, di cui fino ad oggi si sa ben poco, ha cambiato la vita di tutti. Il coronavirus ha improvvisamente monopolizzato la vita delle persone e con esse le pagine dei media che hanno cercato di diffondere tutte le notizie relative ai piccoli passi che man mano la scienza cercava di portare avanti per sconfiggerlo ma, allo stesso tempo, per prevenirlo con tutti i minuziosi accorgimenti del caso. Tutti posizionati davanti le televisioni e collegati agli smartphone per rimanere aggiornati sui dati dei contagi e su quelli dei decessi che rappresentavano ogni volta dei bollettini da guerra.
Tutti a cliccare sulle notizie relative a cosa dover fare e cosa no per impedire al virus di appropriarsi della propria vita e di quella dei propri cari. Insomma gli italiani nell’onda di una pandemia che ha segnato una pagina di storia, hanno sviluppato una “dipendenza” da tutte le notizie legate alle informazioni relative al coronavirus. Ad oggi non si può parlare di una fase superata sebbene le notizie siano migliori rispetto a quella che viene definita la fase clou dell’emergenza sanitaria nazionale. L’allerta rimane alta per evitare di ricadere nella terribile esperienza vissuta. Dal punto di vista mediatico però, almeno per quanto concerne l’Italia, quella situazione di “monopolio” viene sempre più assorbita da un altro fenomeno: l’immigrazione. Quando si parla di immigrazione si fa riferimento al fenomeno degli sbarchi dei migranti provenienti dall’altra sponda del mediterraneo sulle coste italiane.
Il fenomeno immigrazione fra sbarchi autonomi e intervento delle Ong
I flussi degli arrivi dei migranti dopo i mesi di gennaio e febbraio hanno avuto uno stop nel mese di marzo, in piena pandemia. Ad aprile, nonostante l’Italia fosse ancora in fase lockdown, sono iniziati ad arrivare numerosi migranti invadendo le coste siciliane e mettendo in difficoltà gli amministratori locali che già erano impegnati a far fronte all’emergenza sanitaria. Un’emergenza nell’emergenza quella che si è venuta a creare generando tensioni non solo da un punto di vista sanitario ma anche politico. Dagli sbarchi di quei primi giorni di aprile ne sono susseguiti altri fino ad oggi facendo contare migliaia di migranti. Sbarchi autonomi e arrivi per mezzo dell’intervento delle Ong hanno acceso i riflettori su un problema che richiede un intervento più incisivo per non mettere in ginocchio le amministrazioni locali e con esse l’intera Nazione.
Fino ad oggi a prevalere sono stati gli sbarchi autonomi perché come si ricorderà, le varie Ong sono rimaste ferme ai porti dopo le ultime missioni compiute prima del lockdown. Ad aver agito durante la fase del lockdown sono state invece L’Aita Mari e L’Alan Kurdi. Entrambe però, dopo la missione e, dopo essersi fermate a Palermo, sono state poste sottosequestro per via di irregolarità emerse durante un’ispezione compiuta dalla Guardia Costiera. Ad oggi sono 5.472 i migranti giunti nelle nostre coste attraverso i viaggi della speranza e ciò che preoccupa per i prossimi giorni è il report dei servizi segreti in cui si parla del possibile arrivo di ventimila migranti in partenza dalla Libia e dalla Turchia.
Le difficoltà della maggioranza sulla sanatoria
Quanto sta avvenendo nelle ultime settimane, ben dimostra dunque come anche questa estate potrebbe essere caratterizzata dal fenomeno migratorio. Ma questo non soltanto sotto un profilo prettamente mediatico, bensì anche politico. A partire da quella che è stata la norma più discussa approvata dalla maggioranza di governo nei giorni scorsi, ossia la disciplina relativa alla regolarizzazione di una potenziale vasta platea di migranti irregolari.
Su questo punto già a maggio la coalizione giallorossa ha vissuto non pochi momenti di tensione. Proposta dal ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova, per diverse settimane la maggioranza ha discusso sulla possibilità di dare vita a questa nuova vera e propria sanatoria, anche se il governo continua a parlare di mera “momentanea regolarizzazione”. Bellanova, che all’interno dell’esecutivo è il principale rappresentante di Italia Viva, ha più volte puntato i piedi su questa norma, paventando l’urgenza di far tornare a lavorare nei campi migliaia di persone dopo l’emergenza coronavirus.
Ma non tutti all’interno della maggioranza erano d’accordo, a partire dal Movimento Cinque Stelle i cui malumori sono stati in parte superati soltanto per via della mediazione del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Anche perché contro questa sanatoria si sono espresse tutte le varie associazioni di categoria, le quali invece chiedevano specifici corridoi per far tornare quei cittadini stranieri comunitari, provenienti soprattutto dai Paesi dell’est Europa, che allo scoppio della pandemia hanno preferito prendere la via di casa. Teresa Bellanova, assieme allo stesso Matteo Renzi, non hanno però voluto sentire ragioni. Neppure quando dal Viminale era trapelato un piano alternativo volto a regolarizzare non le 600.000 posizioni di cui ha sempre parlato il ministro delle politiche agricole, ma una platea di al massimo 200.000 migranti. Dal ministero dell’Interno cioè, si batteva più che altro sulla necessità di regolarizzare soltanto coloro che un lavoro già lo avevano. Italia Viva ha minacciato lo scontro politico, Teresa Bellanova ha annunciato la possibilità di dimettersi se il piano proposto originariamente non fosse stato condiviso dall’intero esecutivo.
Alla fine si è trovato un compromesso volto a rivolgere la possibilità di regolarizzare la posizione a coloro che sono impegnati nel mondo dell’agricoltura, così come a colf e badanti. La norma è stata inserita all’interno del decreto rilancio, che entro le prossime settimane dovrà essere convertito in legge dal parlamento. E qui la sfida tutta interna alla maggioranza potrebbe riaccendersi. I grillini non hanno del tutto digerito i diktat di Italia Viva, né tanto meno il principio che ha portato alla regolarizzazione. Quei malumori già emersi a maggio, potrebbero esplodere definitivamente in questo mese di giugno alla luce anche del flop della sanatoria. I primi numeri ufficiosi, soprattutto per quanto concerne il comparto agricolo, parlano di poche domande presentate da datori di lavoro o dagli stessi migranti interessati.
Dal primo giugno e fino al 15 luglio infatti, c’è la possibilità di presentare le pratiche ed ottenere il giorno dopo già il permesso di soggiorno per un tempo che dovrebbe essere di un massimo di sei mesi. Un primo report ufficiale da parte del ministero dell’Interno uscirà il 15 giugno, per adesso le cifre ufficiose trapelate dal Viminale parlano di 9.500 domande. Molte di queste riguarderebbero soprattutto colf e badanti. Si tratta di cifre ben lontane dalle 220.000 potenziali domande previste dal governo entro luglio. Ecco quindi che i mugugni interni alla coalizione giallorossa potrebbero quindi diventare più insistenti. Anche perché dall’opposizione, a partire dalla Lega, è stata annunciata una pioggia di emendamenti in sede di discussione sulla conversione in legge del decreto rilancio. L’impressione è che, da qui alle prossime settimane, sulla sanatoria la partita non è ancora chiusa del tutto ed i mediatori dei vari partiti dovranno fare molti sforzi per gettare acqua sul fuoco.
La questione relativa alle Ong
C’è poi l’altro fronte caldo, che da diverse estati a questa parte ha sempre creato grattacapi agli ultimi governi: quello delle Ong. Nel 2017 l’allora ministro dell’interno Marco Minniti ha messo sul piatto il codice di autoregolamentazione, che tanto ha fatto discutere la maggioranza che in quel momento sosteneva il governo di Paolo Gentiloni. Nei due anni successivi invece, con Salvini al Viminale si è arrivati allo scontro frontale con le organizzazioni: da un lato l’esecutivo Lega – M5S, guidato sempre da Conte, che si è opposto all’arrivo in acque italiane delle navi umanitarie, dall’altro lato le Ong che hanno in più di un’occasione sfidato il governo. Ancora oggi, soprattutto per quanto concerne i casi Gregoretti ed Open Arms, la questione appare attuale in quanto sul primo fronte il Senato ha dato il via libera per il processo contro Salvini chiesto dal tribunale dei ministri di Catania, mentre sull’altro versante un voto in tal senso ci sarà entro fine mese.
Ed in questa estate del 2020 invece cosa accadrà? Le navi Ong sono già operative: la Sea Watch 3, la stessa che lo scorso anno ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza a Lampedusa, è nei pressi delle acque libiche. La Mare Jonio dovrebbe a breve seguirla. La maggioranza potrebbe andare in difficoltà in quanto non ha una precisa linea comune in tal senso. Se da un lato è vero che, dall’insediamento del governo giallorosso, è stato quasi sempre dato il via libera allo sbarco delle navi, è altrettanto vero che ogni qualvolta una Ong si è avvicinata alle acque italiane non sono mancati malumori interni alla coalizione.
La parte più a sinistra della maggioranza vorrebbe una linea ancora più morbida nei confronti delle organizzazioni, il Movimento Cinque Stelle al contrario non vorrebbe del tutto smentire la linea tenuta in 18 mesi di governo con la Lega. Lo dimostra il fatto che, nonostante molti proclami in tal senso, i decreti sicurezza voluti da Salvini sono ancora in vigore, seppur non applicati.
La mediazione di Conte anche in questo caso appare molto difficile: quando le navi Ong varcheranno i confini delle acque territoriali italiani con i migranti a bordo, quale sarà la linea del governo? Cosa accadrà quando il sistema di accoglienza, in difficoltà anche per l’emergenza sanitaria e provato dai primi sbarchi avvenuti in primavera, mostrerà concreti segni di cedimento?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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