Lampedusa, battaglia navale e spari: peschereccio tunisino sperona la Gdf

Il natante africano non si ferma all'alt e fa fuoco. La nostra nave risponde con colpi in aria: lo scontro ripreso in un video

Lampedusa, battaglia navale e spari: peschereccio tunisino sperona la Gdf

Hanno sparato contro gli uomini della Guardia di finanza a bordo di un pattugliatore veloce «7 Paolini» del Comando operativo aeronavale, proveniente da Vibo Valentia e schierato di nuovo a Lampedusa, quindi lo hanno speronato con il loro peschereccio, tanto che il divergente dell'imbarcazione ne ha aperto la fiancata. Protagonisti del gesto alcuni pescatori tunisini, trovati a gettare reti in acque territoriali italiane, a 9 miglia dalla costa. L'altro ieri mattina al porto di Lampedusa era arrivato un barchino con 40 tunisini a bordo. La cosa aveva insospettito le forze dell'ordine, tanto che una motovedetta della Guardia costiera era partita alla ricerca di eventuali navi madre. Dopo aver individuato un peschereccio, il «Mohamed Ahmed», che non si è fermato all'alt dei militari, gli uomini della Capitaneria a bordo di una motovedetta di piccole dimensioni, hanno deciso di chiedere il supporto della Guardia di finanza, che in zona aveva mezzi più grandi.

Poco dopo, oltre al pattugliatore veloce, è arrivata sul posto anche una vedetta 2000. Il peschereccio si è affiancato alla nave militare più grande, speronandola. Gli uomini delle Fiamme Gialle sono anche stati costretti a sparare in mare alcuni colpi a scopo intimidatorio. Dopo diverse ore di inseguimento, la seconda imbarcazione della Gdf è riuscita ad avvicinarsi al natante e l'abbordaggio è riuscito, anche perché la cima del parabordo, finita nell'elica del peschereccio, lo ha costretto a rallentare.

L'inseguimento è stato filmato da velivoli del Comando Operativo Aeronavale e dell'Agenzia Europea Frontex. L'imbarcazione è stata portata a Lampedusa, dove è stata sequestrata, mentre il comandante è stato tratto in arresto per «rifiuto di obbedienza a nave da guerra» e «resistenza o violenza contro nave da guerra», tanto che la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo.

Qualche polemica solo da parte del delegato Cocer Marina Antonello Ciavarelli sulle dotazioni della Guardia costiera. «Da anni - spiega - le rappresentanze hanno deliberato per vedersi riconosciuti lo status di pubblica sicurezza ai fini della tutela fisica e giuridica. La circolare sull'uso delle armi, nonostante la sua puntualità, è ancora in fase transitoria. Nonostante la professionalità del personale, in alcune situazioni si è costretti a chiamare colleghi delle Forze di polizia o ancora peggio vedersi costretti ad indietreggiare».

La sinergia tra le varie realtà e la collaborazione tra i vari corpi hanno consentito comunque fino a oggi di garantire la sicurezza per chi sta a bordo. Certo è che sulla questione «migranti e illegalità» servirebbe maggior incisività da parte del governo italiano. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, a tal proposito chiarisce: «Non possiamo tollerare l'Italia che le nostre forze dell'ordine vengano trattate così».

«Solidarietà» ai militari speronati arriva anche dalla presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini, mentre il vicepresidente degli azzurri, Antonio Tajani, li ringrazia per difendere «ogni giorno, a costo della vita, la sicurezza e i confini d'Italia». Matteo Salvini (Lega) scrive invece: «Onore ai militari di Guardia costiera e Guardia di finanza».

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