«La pronuncia della Commissione di garanzia non è un atto ostile, come dice Maurizio Landini: è il richiamo, da parte di un'autorità indipendente, al rispetto delle regole. La Cgil ne prenda atto e modifichi le modalità del suo sciopero», dice Benedetto Della Vedova.
Il parlamentare di +Europa, già sottosegretario nel governo Draghi, milita nel centrosinistra e non è certo indulgente con l'attuale maggioranza: «Nella baruffa tra Salvini e Landini mi tocca stare con il secondo: i toni e le parole usate dal vice-premier leghista non sono compatibili con il suo ruolo istituzionale di ministro dei Trasporti». Ma la sua critica alla Cgil è altrettanto netta: «Se l'autorità di garanzia dice che quello di venerdì non ha le caratteristiche tecniche di uno sciopero generale, e dunque non può avvalersi delle deroghe previste, c'è poco da protestare, negoziare o minacciare disobbedienze civili: chi lo ha indetto si deve attenere alle regole, punto. E questo non ha nulla a che vedere con il sacrosanto diritto di sciopero né con le salvinate, che peraltro consentono a Landini di atteggiarsi a vittima e ottenere la visibilità che cerca».
Questo sciopero contro la manovra del governo è stato annunciato addirittura a luglio, quando la manovra non esisteva neppure. Ha senso?
«Da anni ormai la Cgil ha assunto sempre più un profilo da soggetto politico a tutto tondo: un sindacalista intelligente come Marco Bentivogli lo definiva ieri su Repubblica un sindacato di opinione, che si occupa di guidare l'opposizione e non di difendere i posti e i salari, promuovere la contrattazione, confrontarsi con i padroni, anticipare le trasformazioni del lavoro e immaginarne il futuro. È diventata un'agenzia del consenso, perdendo progressivamente il proprio ruolo sociale primario».
Com'è avvenuta questa trasformazione?
«Il punto di svolta è stato quando il numero dei pensionati iscritti al sindacato ha superato quello dei lavoratori. Due categorie che hanno interessi e controparti assai diverse: se rappresenti i pensionati, il tuo interlocutore è la politica, governo e Parlamento, e il tuo focus sono le leggi di riforma e di bilancio. Quindi devi puntare al consenso politico e perdi progressivamente incisività sui luoghi di lavoro, sulla politica industriale e nel confronto con le associazioni datoriali».
Anche lei è critico sulla manovra. Perché non condivide la posizione di Landini?
«Il governo Meloni ha ridotto il danno rispetto alle sue premesse, ma una manovrina così povera di idee e di visione avrebbe potuto farla un qualsiasi governicchio tecnico.
Il paradosso è che Landini fa sciopero non tanto contro la linea economica del centrodestra, ma contro il loro tradimento di alcune promesse elettorali, che invece lui condivideva. Sull'attacco alla sacrosanta (lo afferma anche la Nadef, ormai) riforma Fornero, ad esempio, il capo della Cgil e quello della Lega la pensano proprio allo stesso modo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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