
L'Anm si spacca sull'incontro con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, dilaniata al suo interno tra le pulsioni correntiste di chi considera il Guardasigilli «uno che ti mette le dita negli occhi», chi è disposto a sacrificarsi «in nome dei diritti dei migranti» e chi invece, più ragionevolmente, capisce che non è più il momento delle barricate ma non può dirlo.
Eppure in mattinata l'atmosfera sembra sulfurea, quando nel corso del suo intervento al Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe il segretario generale Anm Rocco Maruotti, alla gragnuola di strali contro la riforma della giustizia e la separazione delle carriere tra pm e giudici, ipotizza pesantissime ombre sul Decreto sicurezza, dietro cui si sarebbe «un inquietante messaggio con un duplice obiettivo: creare nella collettività un problema che non esiste e tentare di porre le basi per la repressione del dissenso». Non una critica più o meno legittima ma una vera e propria invasione di campo, tanto che tocca al leader Anm Cesare Parodi smorzare i toni e ricondurre i distinguo sul provvedimento a possibili «problemi interpretativi e applicativi» perché «molto restrittivo e punitivo» laddove interviene «senza mezze misure» su alcuni settori dell'ordine pubblico, dalle occupazioni alle carceri, «accontentando un po' il desiderio di una parte della cittadinanza» e rimarcandone alcuni aspetti positivi «come l'attenzione alle truffe per gli anziani».
«Dall'Anm arriva l'ennesimo sciagurato attacco alla politica, si rispetti l'autonomia di governo e Parlamento», dice il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, l'azzurro Maurizio Gasparri si spiega così certe sentenze «buoniste» su ladri e scippatori che vanno contro carabinieri, poliziotti e finanzieri, «l'Anm disprezza il desiderio di sicurezza dei cittadini» mentre il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari bacchetta chi «sottovaluta le istanze sociali senza proporre soluzioni». D'altronde, impossibile non vedere il problema sicurezza viste le periferie farcite di clandestini.
Alle piccate e doverose repliche del centrodestra, che vagheggia possibili procedimenti disciplinari l'Anm si nasconde dietro la legittima necessità di «offrire un contributo tecnico sulle riforme in atto, in nome del pluralismo delle idee ha sempre contribuito a realizzare i valori del nostro ordinamento democratico». Nei giorni scorsi un altro pesantissimo affondo era arrivato dalla presidente di Magistratura democratica Silvia Albano, che aveva accusato il governo in materia di immigrazione di non agire nei limiti della legalità. «Chi è eletto non può fare come vuole: ci sono diritti fondamentali che sono inviolabili, e la magistratura sta lì a garantirli», aveva detto il magistrato che siede nella Corte d'Appello di Roma e autrice di una delle sentenze che ha vanificato gli effetti del Protocollo Albania nella lotta all'immigrazione clandestina. Un tema, quella della difesa dei migranti «in nome di tutti» destinato a essere travolto dalla nuova legislazione europea in tema di rimpatri e respingimenti alla frontiera, in nome di un diritto Ue diverso rispetto al 2013 e contro il quale per la giurisprudenza più ideologica non ci sono margini.
Sul tavolo del 15 aprile ci saranno gli otto punti già concordati con il premier Giorgia Meloni ma anche la questione della malattia dei magistrati e le ricadute della legge sul femminicidio, nel corso della riunione del Comitato direttivo centrale si è discusso per valutare se vi fossero o meno le condizioni per un vertice con il titolare di via Arenula e alla fine si è votato favorevolmente, con 11 astenuti e nessun contrario. Non andare sarebbe stato «un regalo enorme sul piano della comunicazione, questo regalo non glielo voglio fare», ha detto Parodi.
Mastica amaro il segretario generale Maruotti, convinto che sarà tutto inutile: «Dice che diciamo sciocchezze colossali, che la nostra è la solita petulante litania, non dialogo con chi vorrebbe metterci le dita negli occhi». Prima però bisognerebbe togliere le fette di prosciutto.
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