Un colpo al Ponte e uno al governo. Il presidente dell'Anac Giuseppe Busia, a Montecitorio per la Relazione annuale dell'Anticorruzione, tira un siluro al progetto di unire la Sicilia alla terraferma col ponte sullo Stretto. Spiegando di aver rilevato, nel dl che rilancia il progetto della grande opera, «uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi». Una bacchettata all'esecutivo che è anche un sassolino tolto dalla scarpa. Perché, prosegue Busia, proprio l'Anac su quel decreto aveva proposto alcuni interventi emendativi per «rafforzare le garanzie della parte pubblica», suggerimenti «non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto», conclude il presidente Anac.
Ma Busia, che almeno sul Pnrr concorda con l'esecutivo sull'importanza «decisiva» di una rinegoziazione del Pnrr, rinfocola poi le polemiche sul Codice degli appalti che entrerà in vigore il primo luglio. Tema sul quale tra il numero uno dell'Anticorruzione e il Carroccio vi erano già state tensioni a marzo, quando il Cdm diede il via libera al codice su proposta di Matteo Salvini e il presidente Anac criticò il provvedimento. «La deroga non può diventare regola», ha spiegato ieri Busia, attaccando: «Nel tempo in cui, grazie all'impiego delle piattaforme di approvvigionamento digitale ed all'uso di procedure automatizzate, è possibile ottenere rilevantissime semplificazioni e notevoli risparmi di tempo, accrescendo anche trasparenza e concorrenza, sorprende che per velocizzare le procedure si ricorra a scorciatoie certamente meno efficienti, e foriere di rischi». Scorciatoie, ha proseguito il presidente Anac, come «l'innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l'eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro». Per il numero uno dell'Anticorruzione anche l'innalzamento a 500.000 euro della soglia oltre la quale è obbligatoria la qualificazione delle stazioni appaltanti per l'affidamento di lavori pubblici finisce per «escludere dal sistema di qualificazione quasi il 90% delle gare espletate», impedendo la contrazione del numero complessivo di stazioni appaltanti, oggi 26.500, che per Busia andrebbe invece «drasticamente» ridotto: «Non solo per rispondere all'obiettivo posto dal Pnrr, ma anche per assicurare procedure rapide, selezionare i migliori operatori e garantire maggiori risparmi nell'interesse generale», insiste il presidente Anac.
Che però innesca l'immediata risposta del ministero guidato dal vicepremier Salvini. Il Mit, in una nota, bolla come «totalmente infondate le preoccupazioni dell'Anac a proposito del Ponte sullo Stretto». E aggiunge che ugualmente infondate «lo erano quelle sul Nuovo Codice degli Appalti».
Il ministero ricorda infatti che «non solo» verrà «nominato un responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza», ma che a salvaguardare «le garanzie a tutela della legalità e del corretto utilizzo dei fondi pubblici» provvederanno «le norme generali del nostro ordinamento» e lo stesso Codice degli appalti, che «prevede precise responsabilità e sanzioni».
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