L'Antitrust: "Sospendere il codice appalti". Ma il problema è la massima trasparenza

L'Authority invita alla svolta per le grandi opere e il Recovery plan

L'Antitrust: "Sospendere il codice appalti". Ma il problema è la massima trasparenza

A causa del Covid-19 stiamo vivendo una fase storica peculiare; per giunta, il nostro ceto politico disporrà presto di somme ingenti, provenienti da quel Recovery Plan che genererà un debito pubblico europeo. Merita attenzione il testo invitato al governo Draghi dal presidente dell'Antitrust, Roberto Rustichelli. E se da un lato è facile trovare, tra le proposte avanzate, taluni suggerimenti ragionevoli e perfino necessari, dall'altro vi sono prese di posizione che possono sollevare più di una perplessità.

L'Autorità ha certamente ragione quando ricorda la necessità di rimuovere le «barriere all'entrata nei mercati per stimolare la produttività». È da tempo immemore che si chiede la possibilità di liberalizzare tutta una serie di settori (e non ci si riferisce solo alle farmacie!). L'esigenza di una più aperta concorrenza si avverte con particolare urgenza nel mercato dell'energia, anche perché il costo sostenuto in Italia è il più alto di tutta Europa.

Un discorso a parte, invece, merita la proposta di sospendere il codice degli appalti, ricorrendo soltanto alle direttive europee per le aggiudicazioni. Questo non solo perché sono molti a ritenere che i ritardi delle iniziative pubbliche si trovano quasi sempre più a livello di progettazione tecnica (data la scarsa qualità di tanti uffici) che a livello di elaborazione degli appalti, ma anche perché una delle minacce che accompagnano questa cascata di spesa pubblica è proprio nella possibilità che si moltiplichino i rapporti, già ora poco limpidi, tra classe politica e sistema economico. Indispensabile quindi semplificare al massimo ogni procedura, dato che la complessità gioca solo a favore dei malintenzionati. Urgente soprattutto rendere ogni appalto il più possibile trasparente, così che cittadini e mezzi d'informazione possano sapere come è speso ogni singolo euro. La situazione emergenziale, che ha già consentito di fare carta straccia di tanti diritti, non può essere usata a pretesto per facili e illeciti arricchimenti.

Lascia egualmente perplessi, nel testo dell'Antitrust, l'invito a valorizzare il potere sostitutivo del livello territoriale superiore (lo Stato), ogni volta che si ritiene che quello inferiore (la Regione) non stia svolgendo in maniera adeguata il proprio lavoro. Invece che favorire quella concorrenza istituzionale capace di stimolare una migliore qualità delle amministrazioni, proprio l'autorità che dovrebbe promuovere una maggiore competizione finisce per proporre un ulteriore irrigidimento di un sistema istituzionale già tanto centralizzato e giacobino, e per questo fallimentare.

Pure in tema di piattaforme digitali non convince la volontà di creare nuovi limiti e altre regole, così da evitare ad alcuni soggetti di assumere comportamenti ritenuti «distorsivi della concorrenza».

Anche quel mercato va lasciato il più possibile aperto, evitando logiche autoritarie di carattere regolatorio e facendo bene attenzione a non rafforzare nemmeno lì quelle connessioni tra politica ed economia che già tanti problemi ci stanno creando.

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