L'appello alla calma della nonna di Nahel: "Fermatevi, ora basta"

Ma il Paese è spaccato: raccolti 123mila euro per la famiglia del ragazzo, 760mila per il poliziotto

L'appello alla calma della nonna di Nahel: "Fermatevi, ora basta"
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Alla fine, al termine di cinque notti di guerriglia urbana nelle banlieue, il senso della Repubblica che sembrava non avere asilo in certe aree della Francia, lo mostra a un Paese sotto choc la nonna di Nahel, Nadia. La donna interviene su Bfmtv distinguendo subito fra l'agente che ha sparato e tutti gli altri: «Ce l'ho con il poliziotto che ha ucciso mio nipote. Do la colpa a lui, non alla polizia». Per il resto: «I poliziotti ci sono, per fortuna che ci sono». Un intervento breve, ma denso del dramma che sta vivendo la Francia. Perché è la nonna della vittima, lacerata dal dolore di aver perso il nipote, a dover chiedere a tutti gli altri, quelli che per le strade saccheggiano e distruggono nel nome di Nahel, che questa non è la sua battaglia. Lo dice forte e chiaro, senza possibilità di equivoco: «Alle persone che stanno spaccando tutto dico: fermatevi. Fermatevi». Poi si dissocia completamente dalla rivolta: «Hanno fatto tutto con il pretesto di Nahel. No! Che si fermino».

È un appello alla calma, lucido quanto disperato, quello della nonna di Nahel. È un appello che riporta la rabbia e il caos alla loro dimensione: una guerriglia che danneggia tutti, a rischio di degenerare, perché potrebbe fare altri morti, anche fra gente comune che nulla a che vedere con questa storia. La nonna insiste: «Che si fermino, che non rompano le vetrine, che non distruggano le scuole, gli autobus. Fermatevi, ci sono delle mamme che prendono l'autobus, delle mamme per la strada». Poi il crollo, fra le lacrime, quando parla di suo nipote e di sua figlia, la mamma di Nahel: «Nahel è morto e lei non ha più vita. Mia figlia aveva un solo figlio, è perduta, è finita. Mi hanno fatto perdere mia figlia e mio nipote. Non dormo più». Infine, senza mai scivolare nel desiderio di giustizia sommaria: «Potevano sparare alla gamba o al braccio - dice dei due poliziotti al posto di blocco - Ma ho fiducia nella giustizia. Credo nella giustizia», ripete. A raccogliere le sue parole, per rilanciare l'invito alla calma, è il sindaco di Nanterre, Patrick Jarr: «La famiglia chiede la fine della violenza. Io chiedo a tutti i nanterriani di portare questo messaggio». Appelli non solitari. Perché nel frattempo arriva anche quello dela mamma franco-marocchina di Imad Ibn Ziaten, il militare assassinato a Tolosa nel 2012 dal terrorista Mohammed Merah: «So che viviamo in difficoltà e abbiamo problemi, ma la violenza non ci porterà a niente».

Intanto la Francia si divide non solo per le strade, ma anche nelle raccolte fondi online per la vittima, Nahel, e il suo

assassino, il poliziotto. La colletta su Leetchi per il giovane ucciso ha superato ieri sera quota 123mila euro, mentre quella su Go Fund Me per la famiglia del poliziotto agli arresti superava nelle stesse ore i 760mila euro.

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