Una «vedova nera», come le terroriste cecene, decisa a immolarsi per la guerra santa dopo la morte del marito in battaglia. Lara Bombonati, alias Khadija, 26 anni, è l'ultima Lady jihad italiana arrestata nella notte fra giovedì e venerdì a Tortona, in provincia di Alessandria. Le donne sono circa il 10% del centinaio di volontari partiti dall'Italia per arruolarsi nei gruppi del terrore islamico in Siria e Irak.
Bombonati convertita dal 2012 con il nome islamico di Khadija era nata a Milano, ma cresciuta a Garbagna, un tranquillo paesino del Piemonte. In giro portava il niqab, il velo nero che copre le islamiche dalla testa ai piedi. Dall'ottobre 2014 scappa di casa e fa perdere le tracce. Per raggiungere le zone di guerra in Siria la giovane jihadista si è sposata con Francesco Cascio, un siciliano conosciuto in Piemonte, pure lui convertito con il nome di Mohammed. La nonna ha ammesso: «Era una brava ragazza, ma dopo il matrimonio non l'abbiamo più vista». La coppietta parte per la Turchia e si ferma nel quartiere Faith di Istanbul. Poi entra in Siria, dove aderisce al gruppo armato che oggi si chiama Hay'at Tahrir al Sham, ma è sempre stato la costola di Al Qaida della guerra civile. Lara spinge il marito a combattere intimandogli di «fare il proprio dovere». Francesco/Mohammed viene ucciso il 26 dicembre dello scorso anno. La «vedova nera» non si perde d'animo e continua ad operare per la causa come «staffetta» della formazione jihadista fra Siria e Turchia. Secondo gli investigatori «tra le varie attività operate nel periodo di militanza presso la propaggine jihadista si era recata in Turchia con lo specifico incarico impartitole dal leader, della consegna e acquisizione ovvero occultamento e distruzione di non meglio precisati documenti». Sembra che la giovane estremista italiana si sia invaghita del capo del gruppo armato, nome di battaglia Abu Mounir.
Lo scorso gennaio le forze di sicurezza turche la fermano vicino al confine siriano e la sbattono in galera. Poi decidono di espellerla segnalandolo all'Italia. La jihadista torna in Piemonte, a casa della sorella gemella Valentina, ma la Digos di Torino non la perde d'occhio. Lara comunica via Telegram sperando di non venire intercettata. L'antiterrorismo segnala la «precedente spasmodica ricerca» della jihad «con interessamenti verso altri teatri bellici quali Sudan, Somalia e Palestina al fine di diventare martire». Sembra che in Italia non avesse complici jihadisti, ma sicuramente voleva tornare al fronte a dare man forte. «Il fermo - spiega in una nota il procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro - è stato disposto per il pericolo di fuga conseguente al progetto della donna di abbandonare il territorio nazionale per raggiungere nuovamente la Siria utilizzando contatti in Belgio. L'ipotesi d'accusa si basa sulla circostanza che la Bombonati avrebbe svolto attività di logistica e di assistenza nell'ambito di una neo formazione terroristica operante nelle aree di Idlib ed Aleppo».
La prima Lady jihad italiana è stata Maria Giulia Sergio, alias Fatima, condannata a 9 anni di carcere, ma ancora in Siria con lo Stato islamico. Voci non confermate indicano che vorrebbe tornare in patria. Sorella Rim, al secolo Meriem Rehaily, cresciuta in provincia di Padova in una famiglia di origini marocchine ha giurato fedeltà al Califfato su internet. I pirati informatici di Anonymous l'hanno scoperto e lei è partita per la Siria, dove sarebbe stata arruolata dalla brigata femminile Al Khansaa di Raqqa, la capitale delle bandiere nere sotto assedio dall'inizio di giugno. A lei sarebbe collegata Sonia Khediri, la tunisina che aveva vissuto a Treviso.
Ancora minorenne è scappata con un giovane jihadista. La convertita Alice Brignoli, nata a Bulciago nel lecchese, si è portata in Siria i figli seguendo il marito marocchino. E alla madre ha inviato foto via Whatsapp dei bambini in giubba mimetica.
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