Di aggressione o di difesa, asimmetrica o di annientamento, la guerra ha sempre una componente non militare che abbonda anche nel conflitto fra Russia e Ucraina: la propaganda. Aggrediti e aggressori la utilizzano a piene mani per rinsaldare il morale dei propri combattenti ovvero per fiaccare quello del nemico. Due giorni dopo l'inizio dei bombardamenti russi sulle città ucraine, per esempio, fonti di Kiev denunciavano di aver ucciso non meno di 3.500 effettivi russi (5.300 lunedì sera). Un numero enorme se si considera che nei dieci anni di occupazione dell'Afghanistan, l'Unione Sovietica perse 15mila uomini in tutto. I russi non sono da meno: Mosca ha aperto le ostilità contro i governanti di Kiev accusandoli di essere una banda di criminali nazisti al soldo dell'Occidente impegnati in un genocidio dei russi etnici del Donbass.
Per chi utilizza la macchina della propaganda una precauzione è più importante di tutte le altre: non farsi scoprire, permettendo così al dubbio di insinuarsi nel cervello di chi legge o ascolta notizie false. Nel mare di fake news della guerra russo-ucraina, il trucco non è riuscito a una voce evidentemente molto vicina al Cremlino: quella di Pter Akopov che ha scritto un coccodrillo per salutare la morte dell'Ucraina e dare il benvenuto al nuovo dominio russo sull'ex Repubblica sovietica. Nel pezzo sulle magnifiche sorti della regione si legge che «l'Ucraina è tornata in Russia», e che «sarà riorganizzata e restituita al suo stato naturale come parte del mondo russo». Un mondo che comprende anche la Bielorussia, della cui volontaria sottomissione politica ai desiderata del Cremlino il mondo si era peraltro già accorto. Nostalgico come nessun altro al mondo, Akopov scrive che «la Russia sta ripristinando la sua unità: la tragedia del 1991, questa terribile catastrofe nella nostra storia, è stata superata». Per chi non lo avesse capito, «la Russia sta ripristinando la sua pienezza, riunendo il mondo russo, il popolo russo nella sua interezza di Grandi Russi, Bielorussi e Piccoli Russi (così venivano chiamati gli ucraini ai tempi dello zar, ndr)». L'autore loda anche Vladimir Putin per il gesto «di responsabilità» compiuto e passa poi a bacchettare gli avversari: «Qualcuno a Parigi e Berlino credeva davvero che Mosca avrebbe rinunciato a Kiev?». E ancora: «L'Occidente pensa che per noi le relazioni con esso siano di vitale importanza. Ma non è così da molto tempo. La Russia non solo ha sfidato l'Occidente: ha dimostrato che l'era del dominio globale occidentale può essere considerata conclusa».
Per disgrazia dell'autore, l'agenzia di stampa Ria Novosti ha mandato in rete il pezzo sulla vittoria di Mosca a guerra appena iniziata né vinta né conclusa per ritirarlo poco
dopo. Ma internet non perdona e non permette a nessuno di sparire senza lasciare tracce: il pezzo nella sua integralità è disponibile sul pakistano The Frontier Post alla voce «The new world order», il nuovo ordine mondiale.
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