L'attacco a musei e chiese tollerato dall'islam moderato

Per i terroristi le arti figurative sono proibite. Ma tutti i musulmani sono convinti che sia assolutamente vietato ritrarre Allah

L'attacco a musei e chiese tollerato dall'islam moderato

La strage al Museo Al Bardo di Tunisi, la distruzione dei reperti archeologici e di chiese tra le più antiche della cristianità in Irak e in Siria, viene legittimata dai terroristi islamici dell'Isis con il comportamento dello stesso Maometto quando, nel 630, dopo essere tornato vincitore nella sua città natale La Mecca, distrusse tutti gli idoli che venivano adorati nel Pantheon politeista arabo preislamico, mantenendo il solo culto del dio Allah, che era il dio supremo del Pantheon, paragonabile a Giove nel Pantheon politeista romano.

Per i terroristi islamici l'insieme delle arti figurative sono contrarie all'islam.

Tutti i musulmani, siano esseri moderati o terroristi, sono convinti che sia assolutamente vietato ritrarre Allah, Maometto e i suoi famigliari, e che chi lo fa commette il reato di blasfemia da sanzionare con la condanna a morte. Lo stabiliscono le quattro scuole giuridiche dell'islam sunnita (hanafita, sciafiita, malikita e hanbalita). È nel Corano che Allah stabilisce il divieto di raffigurare in generale gli esseri viventi.

Essendo solo Allah il Creatore della vita, l'individuo che fa una rappresentazione di un essere vivente, tenterebbe di sfidare e di competere con Allah. A sostegno di tale tesi viene citato un hadith (detto) del profeta, secondo cui a «un individuo che ritrae un essere vivente verrà chiesto di infondergli la vita» e costui «verrà torturato fino al Giorno del Giudizio».

Secondo l'ortodossia islamica i termini «forma», «dare forma», «il formatore» che compaiono nel Corano sono attribuibili soltanto ad Allah. Uno dei 99 attributi divini è «Musawwer al-kainat», il Formatore delle creature. Sono cinque i versetti del Corano che accreditano il divieto di raffigurare gli esseri viventi.

«Egli è il Dio creatore, plasmatore, formatore di ogni essere. Gli appartengono per diritto i più bei nomi. Tutto il creato, in cielo e in terra, canta osanna: egli è il potente, il saggio». (59, 24)

«È Lui che vi dà forma nell'utero di vostra madre, nel modo che più gli piace: non c'è dio all'infuori di Lui, l'Eccelso, il Saggio». (3, 6)

«In verità vi abbiamo creato, poi plasmato, poi abbiamo intimato agli angeli: “Prostratevi davanti ad Adamo”. Tutti si prostrarono tranne Satana, che non era tra quelli che si prostrarono. Disse (Allah): “Cosa mai ti impedisce di prostrarti, nonostante il Mio ordine?”. Rispose: “Sono migliore di lui, mi hai creato dal fuoco, mentre creasti lui dalla creta”». (7, 11-12)

«Allah vi ha regalato la terra come dimora fissa, il cielo come edificio, a voi diede una fisionomia bellissima di forme! E poi vi ha abbondantemente rifornito di alimenti. Questi è Allah, il vostro Signore. Sia benedetto Allah, Signore dei mondi».(40, 64)

«O voi che credete, in verità il vino, il gioco d'azzardo, le pietre idolatriche, le frecce divinatorie, sono immonde opere di Satana. Evitatele, affinché possiate prosperare». (5, 90).

Con «pietre idolatriche, in arabo al-ansab, s'intendono le statue e gli idoli che appartenevano al culto idolatrico politeista arabo preislamico. Per Allah l'idolatria, che coincide con l'adorazione di statue e di raffigurazione di esseri viventi, è in assoluto il peccato più grave che non può essere condonato: «Allah non perdona l'idolatria. Perdona ogni altro peccato a chi vuole, ma chi adora idoli oltre ad Allah si allontana enormemente dalla retta via (...)». (4, 116)

In realtà Maometto è stato ritratto ampiamente dai pittori e dai miniaturisti musulmani arabi, persiani e turchi anche con il volto scoperto. Secondo Al Hassan bin Ahmad, noto come Abu Ali Alfarisi, morto nel 987 dC, il detto attribuito a Maometto sull'atroce punizione per gli autori delle arti figurative, riguarderebbe solo coloro che ritraggono Dio con sembianze umane.

Il teologo modernista Mohammad Abduh (1849-1905), che fu il Gran Mufti (massimo giureconsulto islamico) d'Egitto, ha sostenuto che il divieto delle arti figurative non è assoluto e che «le immagini e le statue sono lecite fintantoché non intaccano la sacralità del culto di Allah». È un dato di fatto che i califfi islamici omayyadi (661-750) e abbasidi (750-1258) non vietarono le arti figurative.

Eppure proprio la strage della redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo , perpetrata a Parigi il 7 gennaio 2015, è un caso emblematico che ci fa toccare con mano la contiguità e la consequenzialità sul piano del pensiero e dell'azione tra i sedicenti «musulmani moderati» e i terroristi islamici, nella condivisione del divieto assoluto di raffigurare Maometto.

Questa strage è stata la punta dell'iceberg di un contesto saturo di odio per la diffusione di vignette satiriche nei confronti del profeta dell'islam, alimentato e condiviso da lunghi anni da tutti i musulmani di Francia, a partire dai «moderati» della Grande Moschea di Parigi, che rappresenta l'islam istituzionale ed è il referente del governo francese, e dai militanti «moderati» dell'Uoif (Unione delle organizzazioni islamiche in Francia) che s'ispirano all'ideologia dei Fratelli musulmani, che nel 2006 intentarono e persero un processo contro Charlie Hebdo perché aveva ridiffuso delle vignette su Maometto, bollate come «blasfeme», pubblicate dal quotidiano danese Jyllands Posten .

È proprio il clima d'odio nei confronti delle vignette su Maometto innescato dai «musulmani moderati», che ha favorito e legittimato un primo attentato nel 2011 che ha devastato la sede di Charlie Hebdo e la strage dei suoi vignettisti nel 2015.

Ecco perché il divieto assoluto di rappresentare Maometto, anche positivamente, finisce per scontrarsi e per negare la libertà d'espressione che è un pilastro della nostra civiltà laica.

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