Per l'auto più pragmatismo e basta ideologia. Transizione "green" sì, ma che sia sostenibile

Da un governo che sul tema della transizione energetica legata al mondo automotive aveva punti di vista contrastanti, a un nuovo esecutivo che sul futuro della mobilità ha tutte le carte in regola per convergere su una visione pragmatica

Per l'auto più pragmatismo e basta ideologia. Transizione "green" sì, ma che sia sostenibile

Da un governo che sul tema della transizione energetica legata al mondo automotive aveva punti di vista contrastanti, a causa delle diverse anime che ne hanno fatto parte, a un nuovo esecutivo a trazione politica univoca (centrodestra) che sul futuro della mobilità ha tutte le carte in regola per convergere su una visione pragmatica e soprattutto non ideologica. Si preannunciano, a questo punto, novità sulla linea strategica da seguire, nel rispetto comunque degli obiettivi della salvaguardia dell'ambiente e della lotta alle emissioni di CO2. Sì a un mondo più green, ma allo stesso tempo attraverso azioni e investimenti che tutelino la sostenibilità sociale.

Una linea, questa, più volte espressa, a esempio, da Geronimo La Russa, presidente di Aci Milano (nella foto), il quale ha sempre posto l'accento sulla necessità, nelle decisioni sia a livello Ue sia a livello nazionale, di rispettare il principio della neutralità tecnologica, ovvero di prendere in considerazione tutte le opzioni green sul mercato: elettrico, ibrido, ma anche carburanti sintetici, biocarburanti, fino all'idrogeno.

È una visione, quella di Geronimo La Russa, che trova riscontro anche nelle richieste che le associazioni di categoria (Anfia, per la filiera italiana; Unrae, per le Case automobilistiche estere; Federauto, per i concessionari) portano avanti da tempo e rivolte sia al governo sia a una Commissione Ue fortemente condizionata dalle lobby ambientaliste più radicali e da quelle dell'elettrico.

E se solo pochi anni fa tutto sembrava correre, seppur attraverso obblighi, verso una mobilità unicamente elettrica (i piani Ue prevedono lo switch delle produzioni nel 2035) ora, con l'aggravarsi della crisi energetica e i costruttori a caccia di gas (Volkswagen ha aperto le danze), le bollette alle stelle e la mancanza di materie prime, buona parte dei piani varati potrebbero tornare in discussione. Tra l'altro, nel 2024 la palla passerà al nuovo Europarlamento e alla nuova Commissione Ue.

In gioco, inoltre, proprio in virtù della conversione forzata all'elettrico della manifattura, è il destino di tante imprese e famiglie.

E se fino a prima delle dimissioni di Mario Draghi, c'era un ministro (Giancarlo Giorgetti) che diceva una cosa e l'altro (Enrico Giovannini) il contrario - con Roberto Cingolani «battitore libero» - nel nuovo governo la linea da seguire si preannuncia condivisa, realistica e non ideologica.

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