Indiana Jones non è poi così immaginario. I suoi viaggi, scritti dal 1973 da George Lucas e diretti da Steven Spielberg dal 1981, proseguono all'insegna dell'avventura e della sfida estrema: ma ciò è possibile grazie al coraggio del suo interprete, Harrison Ford, che interpreterà per la quinta volta al cinema il protagonista. A 78 anni.
È il 2022 l'anno previsto per l'uscita del quinto film della saga di Indiana Jones, oltre che quello delle ottanta candeline da spegnere per Harrison Ford. Un esemplare eroe hollywoodiano che calca la scena con lo stesso entusiasmo di 39 anni fa, e per di più nel momento più difficile che il cinema mondiale potesse conoscere.
L'archeologo, professore e instancabile cacciatore di tesori sarà diretto, questa volta, dal cineasta James Mangold. L'annuncio arriva dalla Disney, nel corso di una presentazione virtuale delle sue prossime produzioni (tra le quali sfilano anche nuove stagioni della serie Star Wars e le serie Marvel). Harrison Ford riacciuffa il ruolo ricoperto ne I predatori dell'arca perduta (1981), poi nel 1984 con Indiana Jones e il tempio maledetto, ancora in Indiana Jones e l'ultima crociata nel 1989 e infine nella quarta pellicola della saga, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). Non solo un «brainstorming» tormentato e lunghissimo, quello del quinto capitolo, meditato e scritto da numerosi sceneggiatori sostituiti in corso d'opera, ma anche l'attuale pandemia hanno congelato il progetto per anni.
Paradossale ma non troppo, per un attore che definisce se stesso «a scoppio ritardato» (ovvero, che ha conosciuto successo e riconoscimenti soprattutto dopo i quarant'anni), tornare nelle vesti di un'icona del cinema senza età. Nato a Chicago, da madre ebrea e padre cristiano, tre volte marito e cinque volte padre (di un figlio adottivo, nell'ultimo caso), il senso della scommessa e della cifra anticonvenzionale non sono mancate Harrison Ford anche fuori dal set e dalla maschera dell'eroe. Anzitutto, sentimentalmente. La sua consorte dal 2010 è l'attrice Calista Flockart, popolare nel mondo quale volto della serie Ally McBeal, nonché icona a sua volta delle due facce (quella drammatica e quella comica) delle piccole-grandi nevrosi femminili all'alba del Duemila. Prima di lei, la sceneggiatrice di E.T., Melissa Mathison; e prima ancora (un matrimonio durato dagli anni '60 al 1979) una moglie lontana dal jet-set ma che gli diede due figli dai nomi passati che sarebbero poi passati alla storia del cinema: Benjamin e Willard (Benjamin Willard, messi in sequenza, comporranno in seguito il nome e cognome del protagonista di Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola).
Una stella per Harrison Ford sul lungo marciapiede «Hollywood Walk of Fame» non poteva bastare. Passioni e impegni nutriti con inquietudine fanno di lui un Indiana Jones che non invecchia: dal discorso pubblico in favore delle popolazioni del Tibet, per opporsi all'entrata della Cina tra le nazioni amiche degli Stati Uniti (a causa dell'occupazione cinese in Tibet), all'attuale militanza nella causa ambientale, Ford ha unito esposizione per i diritti civili a hobby colorati di natura ed emozioni forti. È un pilota di aerei ed elicotteri, e possiede una fattoria di 3,2 chilometri quadri, metà della quale donata allo Stato del Wyoming come riserva naturale. Come soccorritore d'emergenza, insieme con le autorità del suo territorio in elicottero, gli è capitato di mettere in salvo escursionisti e, nel marzo 2015, è rimasto ferito in un incidente aereo.
Una vita incollata
quasi come un adesivo a quella del suo personaggio più amato, la sua seconda pelle e un simbolo quanto mai esemplare di ciò che non conosce la paura del tempo, degli agguati inaspettati della Storia. Al cinema e non solo.
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