L'effetto choc di Quota 100: via fino al 30% dell'assegno

L'Ufficio parlamentare di bilancio fa i conti e avverte: la pensione anticipata costerà 13 miliardi anziché 7

L'effetto choc di Quota 100: via fino al 30% dell'assegno

La riforma previdenziale del governo gialloverde assomiglia sempre più a una versione allargata di Opzione donna e sempre meno a un abbassamento dei requisiti di pensionamento.

La logica secondo la quale il lavoratore a fine corsa che vuole la pensione anticipata deve pagare di tasca propria il costo era stata utilizzata in versione sperimentale solo per le lavoratrici. Quota 100 (somma di un'età almeno pari a 62 anni e di un'anzianità contributiva di almeno 38 anni) che entrerà in vigore il prossimo anno avrà effetti simili: tagli all'assegno che variano dal 5 al 34%, tanto più drastici quanto più è lontano il termine entro il quale si sarebbero maturati i requisiti previsti dalla legge Fornero.

Che ci fosse una penalizzazione legata alla legge che modificherà radicalmente la legge fornero è cosa nota, ma ieri l'Ufficio parlamentare di Bilancio l'ha quantificata.

Costerà cara ai pensionandi, ma anche alle casse pubbliche. Nella relazione presentata dall'organismo guidato da Giuseppe Pisauro in occasione delle audizioni sulla legge di Bilancio si spiega che chi vorrà usufruire della quota 100, potrebbe avere penalizzazioni «da circa il 5 per cento in caso di anticipo solo di un anno a valori oltre il 30 per cento se l'anticipo è di oltre 4 anni».

Il taglio è giustificato dai «minori versamenti contributivi realizzati», ai quali «corrisponde un minore importo annuo lordo della pensione e, di conseguenza, della rendita pensionistica complessiva».

È anche vero che anticipando il ritiro dal lavoro, il lavoratore percepirà un maggior numero di assegni dall'istituto di previdenza. Ma anche tenendo conto di questo fattore, quota 100 sarà penalizzante, con un picco «intorno all'8 per cento in caso di anticipo di oltre 4 anni».

Per ora sono solo ipotesi, spiega l'Upb. La legga di Bilancio istituisce un fondo per la riforma previdenziale, ma le caratteristiche della riforma sono ancora in via di definizione. Con molte incognite, a partire dai costi. In teoria sulla base delle stime dell'Upb nel 2019 potrebbero potenzialmente andare in pensione con quota 100 circa 475.000 persone.

Se tutti optassero per la pensione anticipata, «si può stimare un aumento della spesa pensionistica lorda di quasi 13 miliardi nel 2019». Spersa che resterà stabile per gli anni a venire se non si toccheranno i meccanismi che adeguano l'età pensionabile alle aspettative di vita. Altrimenti, saranno ancora maggiori.

In sostanza il governo ha stanziato la metà di quanto serve, 6,7 miliardi. Ieri il vicepremier Matteo Salvini, grande sponsor di quota 100 nel governo, ha assicurato che se servirà il governo troverà altre coperture. «Se serviranno altri soldi, li troveremo». Inoltre, «non ci saranno penalizzazioni si comincerà all'inizio del nuovo anno e ci sarà libertà di scelta: chi vuole, avrà il diritto di recuperare i contributi, di recuperare la propria vita e andare in pensione; chi riterrà di rimanere al proprio posto di lavoro potrà farlo. Noi diamo una opportunità, non obblighiamo nessuno a fare niente». Il ricalcolo delle pensioni con la penalizzazione è una conseguenza del sistema di calcolo delle pensioni, che la riforma non modifica. Ma non mancano freni che potrebbero ridurre la platea degli interessati.

Salvini ieri ha confermato i limiti per il pubblico impiego. Gli statali potranno andare in pensione a scaglioni, in modo da non bloccare alcuni settori come la sanità o l'istruzione.

Già questo potrebbe portare a un restringimento della platea.

I lavoratori potenzialmente interessati a Quota 100 sono «per circa il 43% da dipendenti privati (pari a 220mila persone) e per il 36% da dipendenti pubblici (oltre 156 mila)», si legge nella relazione. Metà delle pensioni anticipate saranno ricalcolate con il sistema retributivo, la parte restante con il misto. Questi ultimi sono quelli che rischiano una penalizzazione maggiore.

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