Mentre Salvini avverte i magistrati e assicura: «Non troveranno soldi, non faccio politica per far quattrini», l'inchiesta milanese sulla Lega ieri ha vissuto una giornata di interrogatori con il faccia a faccia di fronte al gip milanese Giulio Fanales dei due commercialisti del Carroccio, Alberto Di Rubba (ex presidente di Lombardia film commission) e Andrea Manzoni, ai domiciliari da giovedì, mentre l'altro professionista Arturo Maria Scillieri, presso il cui studio era stato fondato e domiciliato il movimento «Lega per Salvini premier», ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, come ha fatto pure suo cognato, Fabio Barbarossa, finito pure lui ai domiciliari e coinvolto nell'affaire della compravendita delle sede della Lombardia film commission di Cormano.
Di Rubba (direttore amministrativo della Lega al Senato) e Manzoni (revisore contabile per il Carroccio a Montecitorio) si sono presentati a palazzo di Giustizia per gli interrogatori di garanzia accompagnati dall'avvocato Piermaria Corso, che li difende entrambi dalle accuse di peculato e turbata libertà nella scelta del contraente, reati che ieri il gip ha contestato a entrambi. Il primo a incontrare il gip (presente anche il pm Stefano Civati), in mattinata, è stato Di Rubba, a capo della Lfc dal 2014 al 2018, e l'uomo secondo il suo legale, nell'incontro avrebbe «chiarito la sua posizione in termini di estraneità ai due illeciti che gli sono stati contestati». Mentre Di Rubba tornava ai domiciliari, a sfilare davanti a gip e pm era Manzoni. Dopo un paio d'ore di faccia a faccia anche lui è tornato a casa, mentre il suo legale, Corso, ha ribadito che pure Manzoni avrebbe «chiarito la sua posizione e la sua estraneità agli addebiti», e «confida che la magistratura faccia chiarezza in tempi rapidi». Nel merito dei temi affrontati nell'interrogatorio, Corso ha spiegato che Manzoni «ha risposto alle domande dichiarandosi estraneo agli addebiti e contribuendo a chiarire il proprio ruolo che non ha rilevanza penale», e confermando come pure per il secondo commercialista gli addebiti contestati sono i soliti due, l'avvocato ha aggiunto che il Carroccio è rimasto fuori dagli argomenti «che interessavano il giudice» e che sono stati messi a verbale. «La Lega non fa parte di questo filone, Manzoni ha risposto sui due addebiti», ha tagliato corto il legale, annunciando inoltre che farà «un'istanza scritta, in settimana, per chiedere la revoca della misura cautelare» per Manzoni e Di Rubba.
Ma sui due professionisti, e presumibilmente sul Carroccio, la procura non ha finito di lavorare. In seguito all'interrogatorio con i pm milanesi dell'ex direttore della filiale Ubi Banca di Seriate (Bergamo), Marco Ghilardi, sulle operazioni sospette «non segnalate» fatte dai due commercialisti della Lega (fatto per cui Ghilardi era stato poi licenziato), starebbero arrivando a palazzo di Giustizia altre segnalazioni su operazioni di dubbia regolarità legate a Di Rubba e Manzoni.
Nonostante tutto, però, il leader del Carroccio Matteo Salvini si dice fiducioso anche nel lavoro delle toghe, a pochi giorni dal voto delle Regionali: «Non credo ai complotti e alla giustizia a orologeria ha spiegato ieri a Mattino 5 Salvini - rispetto il lavoro dei magistrati, che spero facciano bene e in fretta, non alla Palamara».
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