L'Einstein privato dei manoscritti perduti: "Non sei battezzato? Non andrai all'inferno"

L'università di Gerusalemme pubblica gli scritti inediti del genio tedesco

L'Einstein privato dei manoscritti perduti: "Non sei battezzato? Non andrai all'inferno"

Un genio ma anche un ottimista. Nel 1935 Albert Einstein fiutava l'aria e aveva timore. Sentiva che qualcosa stava per accadere, anche se rimaneva un ottimista: «ho letto con un po' di apprensione di un movimento in Svizzera, incitato dai banditi tedeschi», scriveva al figlio Hans che viveva in Svizzera. Lui che era emigrato negli Stati Uniti, dove gli venne offerta una cattedra presso l'Institute for Advanced Study di Princeton, nel New Jersey. «Ma ritengo- scriveva dunque al figlio- che anche in Germania, le cose stanno lentamente cominciando a cambiare. Speriamo solo che non ci sia una guerra in Europa prima». Si preoccupa Einstein, come un qualsiasi padre. Mette in guardia pur senza allarmare, si aggrappa all'idea dell'Europa, al buon senso degli altri Stati, si interroga e si risponde che in fondo qualcuno dovrà pur intervenire. Non può sapere quello che di lì a poco accadrà. «Il riarmo della Germania- continua la lettera- è certamente molto pericoloso, ma il resto dell'Europa sta finalmente iniziando a prenderlo seriamente, in particolare la Gran Bretagna. Sarebbe stato meglio e più facile se avesse agito con mano più pesante un anno e mezzo fa».

Sono fogli, riflessioni sulla vita, la morte e la religione e studi scientifici rimasti finora inediti del famoso pensatore. Sono i temi affrontati nelle 110 pagine manoscritte, svelate per la prima volta dall'Università ebraica di Gerusalemme in occasione del 140esimo anniversario della nascita del fisico e filosofo tedesco. Un tesoro prezioso che comprende anche una pagina, finora mancante e che si riteneva fosse andata perduta, di un allegato a una teoria scientifica presentata nel 1930. «Questo articolo è stato uno dei tanti tentativi di Einstein di unificare le forze della natura in un'unica, singola teoria, uno sforzo al quale dedicò gli ultimi 30 anni della sua vita», ha spiegato l'ateneo, che ha recentemente acquisito i manoscritti da un collezionista privato della North Carolina per conservarle negli archivi dedicati al celebre fisico. Tra le lettere ce n'è anche una indirizzata al caro amico Michele Besso, ebreo convertito al cristianesimo, nella quale lo rassicurava, sostenendo che non sarebbe «andato all'inferno», anche se era stato «battezzato».

Già nel marzo del 2012 c'era stata la messa in rete di materiale del fisico rimasto fino ad allora segreto. Erano lettere alle amanti, i quaderni di appunti con gli studi rivoluzionari che porteranno alla teoria della relatività, una messe di materiali che ricostruiscono l'uomo dietro al genio che fu Albert Einstein. E per la prima volta era tutto stato messo online. Un grande tesoro fruibile per tutti, un'occasione nuova per gli studiosi del genio che da allora hanno potuto consultare tutto il materiale ricomposto.

Oggi la storia si ripete, esattamente come avrebbe voluto il genio.

«La conoscenza non deve essere nascosta ma aperta a tutti», aveva detto nel 2012 Menachem Ben Sasson, presidente della Hebrew University, di cui lo stesso Einstein è stato uno dei fondatori nel 1925. Quattro anni dopo aver vinto il Nobel per la fisica.

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